Radici amare per disintossicarsi dopo le feste natalizie

Boom dei consumi a inizio anno. Il produttore Cazzoletti: «Ecco la dieta da seguire»

Radici amare per disintossicarsi dopo le feste natalizie
Il periodo successivo alle festività è tradizionalmente quello in cui la radice amara, prodotto dalle apprezzabili proprietà depurative e disintossicanti, registra il picco dei consumi nelle regioni del Nord Italia. “Una tendenza, questa, che si può riscontrare anche in questo inizio di 2021”, spiega a Italiafruit News Giuseppe Cazzoletti (foto di apertura) dell’omonima azienda che produce e commercializza radici amare di Mairano De.Co, produzione tipica della zona di Brescia.

“Proprio in questi primi giorni dell’anno nuovo siamo entrati nel clou della nostra campagna, che va da ottobre ad inizio aprile”, racconta l’imprenditore lombardo nel confermare che le radici amare si vendono tantissimo dopo le classiche abbuffate delle feste natalizie. “Questo ortaggio è un concentrato di benessere: depura sangue, fegato e intestino, ed è perfetto per i diabetici, dal momento che contiene inulina”. 



Ma qual è la dieta ideale da seguire? “Molti nutrizionisti - risponde - suggeriscono periodi di 7-10 giorni dove bisogna consumare piccole porzioni di radici amare, in modo da: abbassare la pressione arteriosa, fare circolare meglio il sangue ed eliminare i gas accumulati nell’intestino. In quest’ultimo caso c’è un mito da sfatare nell’immaginario comune: non è la radice che crea gas intestinali, ma è vero il contrario. Il potere del prodotto sta proprio nel favorire l'eliminazione dei gas che il nostro organismo, da solo, non riesce a smaltire”. 

Una dieta settimanale di radici amare, composta da porzioni quotidiane di 200-300 grammi, è dunque raccomandabile per rimettere il nostro corpo in salute in qualunque momento dell’anno. Il prodotto va sempre lessato prima del consumo, in cucina si può impiegare come condimento di un secondo piatto, ma anche come ingrediente di una insalata mista, tagliato a listelli, al posto per esempio di formaggio o mais. 



“Con il riscaldamento climatico, il gusto della nostra radice di Mairano, che si fregia del marchio De.Co (Denominazione Comunale), è diventato più delicato nel corso degli ultimi decenni. Ora è simile a quello di una patata dolce e quindi piace anche ai bambini. Mentre trent’anni fa non era così - rileva il produttore - in quanto presentava un sapore estremamente amaro. Noi notiamo una sorta di ricambio generazionale sul fronte degli acquirenti: non è più un ortaggio comprato solo da persone adulte e anziane, ma oggi interessa anche ai più giovani. Anno dopo anno, sempre più consumatori e famiglie lo stanno scoprendo grazie anche alle informazioni e agli articoli presenti sul web”.

“Per il futuro, il primo obiettivo che ci poniamo è consolidare i rapporti con i nostri clienti esistenti della Gdo e degli ortomercati del Nord Italia - conclude Cazzoletti - Nei prossimi mesi, poi, parteciperemo ad un progetto di e-commerce, ideato da un’azienda bresciana, che ci potrà consentire di vendere online e di fare spedizioni a domicilio in tutta Italia”.

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