Dal campo
Brio cresce con innovazione e fattore «G»
Amidei: inizio d'anno positivo dopo un 2020 chiuso con il +10%. Bertoldi: estero trainante
Un inizio d'anno scoppiettante, con incrementi di vendite a doppia cifra, dopo un 2020 che si è chiuso con un aumento di fatturato del 10% circa: Brio cavalca la domanda di salutismo e di sostenibilità per crescere con prodotti caratterizzati da innovazione e attenzione al "fattore G", il green.
"La scorsa primavera le vendite di biologico sono lievitate moltissimo - racconta a Italiafruit News il presidente Gianni Amidei (foto sopra) - dopo di che a causa delle gelate i volumi di ortofrutta bio disponibile si sono ridotti, rendendo difficile soddisfare la la domanda e frenando la corsa nella fase estiva e autunnale. Il mercato tuttavia è cresciuto e lo ha fatto anche la produzione, anche se non sempre in maniera omogenea perché il bio richiede attenzioni e competenze particolari".
In termini economici e numerici la controllata Brio France ha rispecchiato l'andamento della "casa madre", mentre Biologica 2006, con la sua piattaforma logistica di Pomezia, ha risentito delle limitazioni imposta all'Horeca e in particolare alla ristorazione collettiva.
"Il 2021 è iniziato positivamente in linea con i mesi precedenti, abbiamo inserito nel paniere in maniera stabile il kiwi giallo con un ottimo riscontro e ci attendiamo una produzione ortofrutticola normale nel periodo estivo", aggiunge Amidei. "Siamo fiduciosi: operiamo in un mercato che punta decisamente sul green, in linea con i dettami comunitari, mentre gli assortimenti all'interno delle catene di supermercati sono sempre più ampi. Sul fronte del packaging continuiamo con la dismissione della plastica e la riduzione dei sovra-imballaggi privilegiando il cartone, che ci è valso anche un premio alla rassegna dello scorso novembre B/Open per l'innovativo pack monocomponente in carta 100% riciclabile lanciato in occasione della campagna del caco Rojo Brillante Alce Nero".
"Stiamo progredendo molto soprattutto all'estero - aggiunge il direttore affari generali di Brio Andrea Bertoldi - in primis in Germania ma anche nei paesi nordici e dell'Est europeo, oltre alla Francia dove ci avvaliamo dell'apporto strategico della nostra consorella".
"L'aggregazione dell'offerta nel biologico è importante almeno tanto quanto quella nell'ortofrutta convenzionale, e l'unione d'intenti tra Veneto ed Emilia Romagna perseguita da Brio con la presenza di un leader dell'ortofrutta come Agrintesa, ha dato impulso anche sul territorio veronese, dove le ricorrenti crisi e problematiche fitosanitarie su mele, kiwi, pesche hanno messo in crisi il sistema", conclude Bertoldi (foto sopra). "E' stata una iniezione di fiducia per l'ortofrutta veronese che ha voglia di crescere".