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Arance, atteso un miglioramento delle quotazioni
Lo prevede il focus di Ismea, dopo aver analizzato le cause del mercato «pesante» degli ultimi mesi
Se la scorsa primavera i produttori di arance avevano registrato un boom di domanda, quest’anno la situazione è decisamente cambiata. L’istituto di ricerca Ismea nel suo Focus arance di marzo definisce il mercato come “pesante” mentre le quotazioni sono soddisfacenti “solo per i prodotti di calibro medio-grande”.
In generale la campagna delle arance è caratterizzata in questo 2021 da raccolti abbondanti e dalla prevalenza di calibri piccoli. Allo stesso tempo anche l’incremento della produzione mediterranea ha influito negativamente sull’andamento dei mercati. A mitigare solo in parte la situazione è l’industria dei succhi che “ritira e lavora ingenti quantitativi di arance, soprattutto frutti medio-piccoli”.
Per quanto riguarda la domanda, crescono gli acquisti delle famiglie per il consumo domestico ma sono bloccate le richieste della ristorazione, parzialmente bloccata, che rappresenta solo il 20% delle vendite. Ismea specifica che “Le vendite al dettaglio sono in accelerazione anche in conseguenza della pandemia, grazie al ruolo di integratore naturale di vitamine e antiossidanti che il consumatore riconosce ad arance e agrumi in genere”.
A influire negativamente sul settore agrumicolo sono anche i limiti strutturali della filiera: la frammentazione della maglia poderale, impianti poco moderni che determinano minore produttività e una scarsa resistenza alle fitopatie, infine un calendario di raccolta più breve rispetto ai competitor spagnoli.
Allo stesso tempo continua a ridursi il potenziale produttivo del settore: se a livello nazionale il potenziale produttivo ammonta a 80mila ettari, nel 2020 la superficie è calata del 2,5% su base annua. La Sicilia è la prima regione per superficie investita ad arance seguita da Calabria, Puglia e Basilicata.
La produzione di arance è in crescita rispetto alla campagna precedente con “un aumento del raccolto compreso tra il 25 e il 30%”. Ottimale la qualità dei prodotti nonostante i calibri medi e piccoli, conseguenza di un andamento climatico altalenante, penalizzino le quotazioni. Per quanto riguarda i prezzi, dopo il buon esordio di ottobre e novembre, la situazione di mercato si è deteriorata. “A partire dal mese di dicembre – specifica il focus - le quotazioni all’origine mostravano un netto divario sia rispetto alla campagna 2019/20 (-8,5%) sia rispetto al dato medio del triennio precedente (-2,1%). In gennaio e febbraio tale forbice si è ulteriormente ampliata, evidenziando una perdita del 16% su base annua e del 6% rispetto al triennio 2017-2019”.
Bene le vendite al dettaglio: gli acquisti in Gdo sono saliti dell’11% su base annua, così come i prezzi di vendita (+3%) e di spesa (+14%). Sono aumentati dello 0,5% gli acquisti (da ottobre 2019 a settembre 2020) mentre vola la spesa delle famiglie (+14%).
“Il mercato al dettaglio delle arance sembra essere entrato in una nuova fase caratterizzata dal rinnovato interesse dei consumatori per questo prodotto – si legge nel focus - Gli acquirenti mostrano una maggiore consapevolezza circa le caratteristiche qualitative e nutrizionali e una maggiore propensione a remunerare il prodotto di qualità”.
Relativamente al commercio con l’estero, la campagna 2019/2020 si è chiusa con un passivo della bilancia commerciale di circa 60 milioni di euro, a causa del record di importazioni (223mila tonnellate) e dell’aumento del prezzo medio all’import (+27%). Numeri determinati anche dalla forte destagionalizzazione del prodotto che rendono necessari gli approvvigionamenti esteri.
Ismea specifica: “Nella campagna 2019/20 le importazioni in quantità di arance sono aumentate del 17% rispetto al 2018/19. Se si considera anche l’effetto determinato dall’aumento del prezzo medio del prodotto importato (+27%) si osserva una crescita della spesa di circa il 50% rispetto alla campagna precedente”.
Le esportazioni di arance dall’Italia hanno invece subito una battuta d’arresto: nella campagna 2019/2020 si è verificata una riduzione di circa il 3% dei quantitativi spediti (pari a 107mila tonnellate), a fronte di un incremento del 3,5% degli incassi, grazie all’aumento del 7% del prezzo medio. Il principale mercato estero per le arance italiane si conferma ancora una volta l’Unione Europea.
Quali previsioni per la fase finale della campagna? Secondo Ismea assisteremo a un “lieve miglioramento delle quotazioni alla fase di origine come conseguenza del progressivo assottigliamento dell’offerta. L’entità di questo incremento dipenderà soprattutto dall’interesse della domanda sia nazionale sia europea e dal livello qualitativo dell’offerta. In tal senso, l’andamento climatico giocherà un ruolo importantissimo in quanto determinerà la tenuta del prodotto, in termini di freschezza e shelf life, e inoltre può risultare determinante nel trainare i consumi”.