Rapporto tra suolo e pianta, spingere sulla ricerca

Segnali positivi dall'impiego di microrganismi e biostimolanti in orticoltura

Rapporto tra suolo e pianta, spingere sulla ricerca
Approfondire il rapporto tra suolo e pianta, valutare sempre più nel dettaglio gli effetti che si possono ottenere dall'impiego di microrganismi e biostimolanti, adottando così strategie agronomiche sostenibili, capaci di supportare il lavoro dei produttori nell'ambito di un'orticoltura moderna attenta all'ambiente, alle persone e, ovviamente, alla qualità delle produzioni. In estrema sintesi è quanto emerso venerdì scorso nella nostra diretta (clicca qui per rivederla), dove con Biolchim abbiamo messo sotto i riflettori l'utilizzo di microrganismi e biostimolanti.


L'azienda, infatti, ha intrapreso da ormai dieci anni il Progetto Rizosfera, nato – come ha ricordato Roberto Zandoli (marketing & sales support Biolchim - “nell'ambito del Progetto Win, una rete internazionale di collaborazioni finalizzate a creare innovazione e conoscenza per l'agricoltura. Grazie a questo, abbiamo soluzioni all'avanguardia, efficaci e dal basso impatto ambientale. Nel Progetto Rizosfera si studiano le problematiche dell'apparato radicale e i fattori che lo influenzano. Cinque anni fa, poi, alla luce delle evidenze scientifiche ci siamo concentrati sul tema della resilienza radicale: le nuove strategie di Biolchim puntano a stimolare e fortificare il rizobioma”.

“La rizosfera è un concetto innovativo, alla base dell'utilizzo dei microrganismi in agricoltura – ha aggiunto Vincenzo Michele Sellitto (project leader Biolchim) – Possiamo utilizzarli, sfruttando l'interazione con i biostimolanti, per affrontare le sfide del futuro, che già oggi stiamo vivendo, come i cambiamenti climatici. I biostimolanti sono una tecnologia, una soluzione ma soprattutto una scienza. Idem i microrganismi. Sono due grandi opportunità per cambiare i paradigmi in agricoltura, per fare un'agricoltura innovativa e dare nuove opportunità agli agricoltori”.



Il Progetto Rizosfera ha consentito a Biolchim di sviluppare strategie innovative che, come ha illustrato il responsabile tecnico Franco Vitali, poggiano su due pilastri: il prebiotico, cioè il biostimolante, e il probiotico, ovvero il formulato che contiene i microrganismi benefici, specifici per ogni problematica e situazione. “Il concetto di prebiotico è stata la chiave di volta che ci ha fatto aprire scenari nuovi: i biostimolanti hanno una duplice funzione, quella di favorire la crescita del rizobioma e di dare uno stimolo alla pianta, un mutualismo tra la comunità microbica delle radici e la pianta stessa. Questo permette di accelerare i tempi di sviluppo e gli effetti”.



Biolchim ha presentato due strategie. La prima ha come protagonista T34 e Nov@. “T34 trichoderma registrato come fungicida biologico a zero giorni di carenza, specifico per le problematiche Fusarium e Pythium per solanacee e cucurbitacee – ha detto Vitali - Il suo prebiotico è il Nov@, biostimolante ammesso in biologico che era sul mercato già da diverso tempo: la sinergia tra questi due prodotti ci permette di approcciare in maniera efficace e senza residui queste problematiche. E, ci tengo a ricordarlo, queste strategie non determinano resistenze”.



La seconda soluzione è rappresentata da Vhera Life e Vhera. “Una strategia adatta per supportare specie sensibili ai nematodi o terreni in cui c'è la loro presenza – ancora Vitali – Una problematica molto sentita e non totalmente risolta dalla strategia tradizionale. Riusciamo a permettere il completamento del ciclo produttivo anche in queste situazioni”.

La fertilità, come ha ricordato Silver Giorgini (direttore qualità & innovazione Orogel), è un tema centrale per il gruppo cooperativo. “Siamo da sempre impegnati in questa difficile lotta per avere prodotti sani, salubri, belli e nutrienti. Da qui la necessità di studiare con sempre più precisione tutto il grande mondo del suolo e della fertilità: abbiamo sempre fatto le classiche analisi del terreno, monitorando la sostanza organica, ma la svolta decisiva c'è stata cinque anni fa, quando abbiamo iniziato ad occuparci del microbiota del terreno e abbiamo capito che c'era di più oltre alla sostanza organica e all'equilibrio tra macro e micro elementi. Abbiamo creato un gruppo di ricerca che valuta tutto ciò che si può fare per migliorare lo stato di fertilità e mantenerlo in condizioni ottimali per i prodotti che qui vanno coltivati. Abbiamo intrapreso la strada del residuo zero, che si aggancia alla riduzione dell'impatto chimico: non è una cosa semplice, la scienza è in divenire, serve tanto impegno, tante prove, stiamo investendo moltissimo sui test, ma abbiamo più di 40 filiere di prodotti vegetali in coltivazione nelle varie zone d'Italia. E' una bella sfida, non ancora vinta, però: entrando meglio nei meccanismi della rizosfera, studiando i microrganismi e le famiglie batteriche, arrivano anche i risultati”.



“I microrganismi – ha confermato Stefano Vergnani (supporto tecnico alle produzioni agricole Orogel) – sono una realtà interessante: sono strumenti che se ben utilizzati possono dare grossi contributi. Migliorare la sostanza organica consente anche ai microrganismi di lavorare in condizioni più idonee. Dobbiamo conoscerli meglio, c'è ancora molta strada da fare, è importante raccogliere dati ed esperienze”.

A proposito di esperienze, Valentina Nediani (consulente tecnico per la produzione agricola Sata), ha raccontato quella con il  Trichoderma asperellum. “Abbiamo constato l'impiego contro Fusarium su zucchino e ha effettivamente aumentato la resistenza della pianta stessa, sua per la competizione del Trichoderma contro i funghi patogeni sia per l'effetto antibiosi. Ci sono osservazioni incoraggianti che lasciano ben sperare. I funghi micorrizici, poi, si stanno dimostrando utili nel superare lo stress da trapianto per coltura a ciclo medio lungo. Questi prodotti, se ben posizionati e ben calibrati, si stanno dimostrando promettenti: la nostra aspettativa è quella di avere a disposizione sempre più provi, più indicazioni di possibili utilizzi. Gli input positivi ci sono”.

Biolchim è pronta alla sfida e, come ha ribadito Vitali, chiede ai tecnici di trasferire le esperienze per aumentare il livello di conoscenza sui prodotti ed accelerare un percorso di conoscenza a beneficio di tutta la filiera.

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