«Sostenibilità fa rima con qualità»

I dati "ortofrutticoli" del Waste Watcher Observatory in un talk con Benedetti e Dalpiaz

«Sostenibilità fa rima con qualità»
Nove persone su 10 ritengono utile suddividere frutta e verdura in base a diverse categorie di qualità affinché ciascuna tipologia di prodotto possa essere scelta dal consumatore in base allo specifico utilizzo finale, mentre il 95% dichiara di essere rimasto deluso da un sapore e/o da caratteristiche organolettiche molto diverse rispetto a quelle riscontrate in precedenza nell’acquisto dello stesso prodottoAncora, il 93% degli italiani si dice disposto a scegliere con continuità un marchio che garantisca coerenza nel prodotto e bontà ad ogni acquisto, mentre 4 interpellati su 5 considerano l'ortofrutta europea più affidabile di quella extracomunitaria.

Sono i dati più eclatanti emersi dal Waste Watcher International Observatory presentati venerdì, nella giornata mondiale della biodiversità, in occasione del digital talk "Cogli la prima mela-Il gusto della biodiversità" della campagna Spreco Zero, promosso in collaborazione con Unitec e Assomela. Introdotti dal fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero Andrea Segrè, sono intervenuti il presidente e Ad di Unitec Angelo Benedetti e il direttore di Assomela Alessandro Dalpiaz. 



Dall'indagine effettuata su un campione di 800 cittadini italiani secondo un campione statistico stratificato per quote in base ai parametri di sesso, età e area geografica, emerge che il 50,1% identifica la sostenibilità alimentare con la prevenzione degli sprechi, il 43,7% con alimenti non confezionati in imballaggi in plastica, il 37,1% con prodotto km0 e il 36,7% con la stagionalità della loro produzione e fruizione. Un terzo degli italiani, il 33,9%, dichiara che un alimento è sostenibile se la sua produzione è compatibile e rispettosa della biodiversità. 

"Nell’anno pandemico si sono rese più evidenti le interconnessioni a ricaduta globale del nostro tempo – ha esordito Andrea Segrè – Attentare alla biodiversità danneggiando la natura ha un forte impatto sulla sicurezza alimentare e la salute umana: le scelte di produzione agricola, trasformazione alimentare, trasporto, acquisto, gestione e fruizione del cibo sono fra le principali cause dell’allarmante perdita di biodiversità e incidono sul cambiamento climatico". 



"L'emergenza sanitaria, le nuovi abitudini di consumo - ha sottolineato Benedetti commentando i dati - hanno spinto a un'ancora maggiore attenzione e consapevolezza nei confronti della qualità; gli italiani hanno cercato e cercano gratificazione e gusto al di là del prezzo", ha detto ancora il presidente e Ad di Unitec. 

Alta la delusione quando si riscontra, nell'ortofrutta comprata, un sapore diverso da quello dell'acquisto precedente. Anche tra i consumatori più giovani: "Fino ad oggi, per frutta e verdura, si è guardato molto all'aspetto, alla pezzatura, tralasciando spesso i fattori interni che determinano il gusto", ha sottolineato Benedetti. "Oggi dobbiamo garantire qualità, una qualità che deve essere costante nel tempo". Su questo fronte, Unitec è impegnata a supportare le centrali ortofrutticole nel dare risposte adeguate ai clienti e ai consumatori finali: "Solo così si possono elevare i consumi e dare soddisfazione economica", ha aggiunto Benedetti. E ha concluso con un esempio: "Bastano tre mirtilli ammuffiti in un cestino per rovinare tutto e deludere il consumatore".



"I risultati raccolti - ha concluso Benedetti - confermano l’importante contributo che le tecnologie da noi studiate e realizzate possono dare all’intera filiera ortofrutticola, dal produttore al consumatore. L’obiettivo delle nostre tecnologie di classificazione della qualità interna ed esterna è infatti quello di garantire qualità coerente nel tempo di frutta e verdura fresche affinché chi acquista poi non debba sprecare nulla perché già consapevole che il prodotto che sta acquistando ha precise caratteristiche, per esempio di shelf life, in linea con le sue esigenze di utilizzo e con le sue aspettative di gusto".  

Quando si parla di sostenibilità - dicono i dati dell'Osservatorio presentato venerdì - il consumatore pensa soprattutto all'ambiente, molto meno all'aspetto economico. "È fondamentale  sottolineare come l’ambiente sia una delle componenti della sostenibilità, che si colloca al fianco di quella sociale ma dopo quella economica: c'è da lavorare per comunicare di più e meglio la sostenibilità nella sua interezza", la considerazione di Alessandro Dalpiaz, che ha poi ricordato l'importanza dell'indotto assicurato dall'agricoltura e da un'agricoltura green in particolare. "Il settore agricolo rappresenta un presidio dei territori e garantisce un risparmio di risorse pubbliche che altrimenti dovrebbero essere lì indirizzate". 


Parlando di mele, in termini di sicurezza alimentare la zona di provenienza fa la differenza per il 55% dei consumatori, mentre il 45% guarda la marca del produttore e il 35% la denominazione d'origine; solo il 16% cita la Mdd: "Se uniamo la forza dell'area di provenienza, la sua storia e narrazione, il brand e la Denominazione d'origine, emerge una forza davvero dirompente", il commento di Dalpiaz.