Quando i prezzi sono diseducativi

Anche per i produttori. Il caso delle albicocche: premiare il gusto o la precocità?

Quando i prezzi sono diseducativi
Prezzi diseducativi. Lo sono per i consumatori, quando in distribuzione si trova frutta in offerta o sottocosto - dai casi limite dell'anguria a un centesimo dello scorso anno, fino a promozioni spinte che propongono prodotto di stagione sotto l'euro il chilo - ma lo possono essere anche per i produttori.

Perché, come ci hanno fatto notare diversi produttori di albicocche, quando agli agricoltori vengono riconosciute quotazioni migliori per le prime partite di albicocche, ad esempio, mentre la merce più gustosa viene pagata poco l'indicazione pare chiara: meglio produrre frutta cattiva. E questo non può che generare un effetto boomerang e soprattutto deprimere il valore dell'ortofrutta.



"Anche in questa campagna ci troviamo davanti al solito problema - osservano gli imprenditori interpellati da Italiafruit - Le albicocche cattive le pagano care, quando arriva il prodotto buono, invece, scatta la guerra dei prezzi. Anche in un'annata come questa dove i volumi sul mercato sono sensibilmente inferiori. Ma questo è un messaggio deleterio: cosa comunica la filiera al produttore quando, per esempio, si è visto riconoscere per una Mogador 1,20 euro il chilo mentre ora con le albicocche più a gusto, come le Orange Rubis, c'è una forte pressione per scendere nei prezzi, sino oltre la metà?".

L'estrema sintesi è: la frutta buona costa meno di quella cattiva. La precocità, anche per le albicocche, deve essere funzionale ad aprire il mercato e a far da trampolino di lancio per i consumi: ma se si immette in commercio frutti che somigliano più ai limoni che alla frutta estiva, l'effetto è quello contrario. Il consumatore, deluso, sospende gli acquisti. E poi quando si arriva nel la pancia della campagna, con un'offerta dai corretti parametri qualitativi, la risposta non è quella desiderata.



Il problema, ovviamente, è di filiera. Di organizzazione di filiera. Non c'è un'aggregazione e un controllo sufficiente sul prodotto albicocca per poter coordinare una commercializzazione del frutto funzionale a premiare la qualità. Tra fughe in avanti e furbetti il mercato viene per così dire inquinato. E a pagarne le spese sono anche i produttori che impostano la loro attività sulla qualità e la soddisfazione del consumatore.

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