Semillas Fitò: «Come si è evoluta la nostra ricerca»

Il country manager Massimo Peruzzo racconta l'azienda sementiera tra ostacoli e nuovi obiettivi

Semillas Fitò: «Come si è evoluta la nostra ricerca»
Ricerca e una grande passione per le novità del settore. Sono questi gli elementi che caratterizzano le attività dell’azienda sementiera Semillas Fitò, nata in Spagna ma presente da anni sul territorio italiano. Com’è cambiato il lavoro negli anni e quali sono i punti di riferimento per la ricerca? Lo abbiamo chiesto a Massimo Peruzzo, country manager Semillas Fitò Italia.

Quando nasce il progetto di Semillas Fitò Italia?
Nel 1997 io e un collega siciliano abbiamo iniziato questa avventura, con l’obiettivo di sviluppare la gamma di varietà ibride che la casa madre di Barcellona aveva a disposizione. All’epoca l’azienda non era molto conosciuta in Italia, ad eccezione della Sardegna, dove proponeva alcune tipologie autoctone come il melone Piel de Sapo. Semillas Fitò aveva sviluppato la sua ricerca pensando soprattutto alle esigenze del mercato spagnolo (quindi per l’esportazione di prodotti destinati alle esigenze dei consumatori del nord Europa), mentre i produttori italiani hanno prevalentemente guardato alle esigenze del mercato interno. In sintesi la ricerca della casa madre spagnola non era sempre in linea con le esigenze delle zone di produzione italiane, e per alcuni anni abbiamo attinto alle varietà esistenti cercando quelle più adatte al mercato nazionale. 



Quali sono stati i primi prodotti sviluppati per il mercato italiano?
Abbiamo iniziato a sviluppare alcune varietà di peperone e di melone gialletto per il mercato siciliano, e tuttora in questo areale abbiamo una presenza molto significativa: sul peperone presentiamo una gamma di ibridi sia a maturazione rossa, sia gialla; nel melone gialletto pensiamo di rappresentare una quota di mercato del 70-80 % delle varietà destinate ai trapianti precoci. A seguire è iniziata la fase di sviluppo della melanzana, e oggi siamo leader nel mercato siciliano e nel mercato del Sud Italia siamo una realtà molto significativa in particolare per le varietà a frutto allungato e per quelle a frutto violetto. Abbiamo sempre messo a punto i nostri progetti pensando alle necessità del mercato italiano ottenendo risultati positivi. 

A che punto è oggi la ricerca?
Da alcuni anni sviluppiamo una attività di ricerca vera e propria sul territorio italiano. In Sicilia testiamo i nostri nuovi ibridi in una struttura serricola di circa 30mila metri quadrati; in Campania e nel Lazio ci dedichiamo a valutare melanzana, peperone e zucchino; al Nord la ricerca si occupa di anguria, melone e zucchino destinati al pieno campo. In Italia valutiamo solo il prodotto autoctono: ad esempio le linee del melone rugoso vengono provate sul territorio nazionale, utilizzando materiale che pensiamo possa essere interessante per il clima locale. E gli esiti non tardano ad arrivare: se 15 anni fa avevamo una sola varietà di melone gialletto, oggi possiamo contare su un’intera gamma.


Quali sono i vostri prodotti di punta?
Concentriamo la nostra ricerca sulla produzione e commercializzazione di melanzana, peperone e melone gialletto, e lavoriamo molto sul pomodoro, mentre per le cucurbitacee ci concentriamo su melone, zucchino, cetriolo e anguria. In particolare, su peperone e melanzana abbiamo già ottenuto risultati interessanti. Infine, per quanto riguarda il melone gialletto rappresentiamo un riferimento a livello nazionale. Il nostro lavoro consiste principalmente nell’apportare resistenze e precocità che rappresentino un beneficio per le aziende agricole: un prodotto che matura prima e in maniera concentrata, fa ridurre i costi. Oppure vogliamo creare varietà che producano prodotti ottimali anche in condizioni non favorevoli, ovvero con poca luce e durante il periodo invernale.

Quali obiettivi di ricerca avete individuato per il futuro?
La ricerca di Semillas Fitò non si è mai fermata e stiamo già sviluppando nuovi prodotti, ad esempio melanzana Rosalia, un prodotto dalla conservabilità post raccolta molto interessante. Oltre a produrre ortaggi belli e buoni, il nostro obiettivo rimane quello di soddisfare le richieste di conservabilità sia del produttore che della Gdo. Allo stesso tempo vanno avanti i progetti del nostro pomodoro Monterosa e della zucchina Cru (clicca qui per approfondire)“.



Com’è cambiato il vostro lavoro durante la pandemia?
A livello produttivo, soprattutto nei mesi iniziali del primo lockdown, abbiamo assistito ad una valorizzazione della produzione nazionale rispetto a quella estera, sia per un tema legato alla prossimità della produzione, sia per un tema legato alle difficoltà di circolazione anche fra paesi CE. Di conseguenza il prodotto di prossimità è stato proposto con successo dai piccoli dettaglianti, ed è stato anche inserito e privilegiato da alcune catene di supermercati. 
A livello interno abbiamo dovuto modificare tanti aspetti del nostro lavoro: abbiamo ridotto molto le visite in campagna e abbiamo ridotto l’organizzazione di campi prova destinati ad essere a disposizione di agricoltori e tecnici del settore. È diventato di primaria importanza l’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione come Whatsapp, Facebook e Youtube.

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