Castagne, «recupero impossibile ma mai dire mai»

L'esperto Elvio Bellini: «La Toscana sta facendo poco per valorizzare questa coltura»

Castagne, «recupero impossibile ma mai dire mai»
“Il recupero (della castanicoltura toscana, ndr) per me è impossibile, ma mai dire mai”. Ha un approccio razionale ma anche speranzoso Elvio Bellini, già ricercatore del Cnr e Professore ordinario di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree presso l'Università di Firenze. 

Dopo una vita rivolta alla ricerca in frutticoltura, e in particolare al miglioramento genetico di drupacee e pere, Bellini si gode da un po’ di tempo la meritata pensione nel suo paese natale, Marradi. Ma non ha perso la passione nei confronti del settore agricolo, tanto da assumere l’incarico di presidente del Centro di Studio e Documentazione sul Castagno, associazione no-profit per il miglioramento e la valorizzazione della castanicoltura italiana che ha sede proprio nel piccolo comune montano della città metropolitana di Firenze. Zona di produzione del Marrone del Mugello Igp.

"I castanicoltori dei nostri boschi hanno imparato assai poco di frutticoltura specializzata del castagno. Nessuno ha mai tentato di aggiornarli e di formarli come si deve, ad esempio creando una Scuola di castanicoltura vera e propria", ha dichiarato l'esperto in una recente intervista concessa al giornalista Paolo Guidotti de La Nazione.



Se fino a qualche decennio fa “il castagno era l'albero del pane – ha sottolineato – che sfamava gran parte della gente che popolava le nostre montagne in autunno-inverno", questa coltura oggi ha perso gran parte del suo valore storico, economico e sociale. Una tendenza favorita dal progressivo abbandono delle comunità montane che ha portato la castanicoltura dell’appennino tosco-romagnolo ad essere “quasi totalmente abbandonata”.

Ma le basi per il rilancio, sulla carta, non mancano. “La Toscana è ancora la Regione che registra la maggior superficie forestale a castagno sul piano nazionale”. Prima di tutto, secondo Bellini, occorre che l’Amministrazione pubblica cominci a sostenere un percorso di rivalorizzazione della castanicoltura locale. “L’Emilia-Romagna ha accolto ben due Gruppi operativi (dedicati al castagno, ndr). Sta quindi facendo molto di più della Toscana”. Che è invece ferma al palo.
 
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