Meloni, la partita è delicata

Med Hermes e il progetto Best Melon: lavorare da vera filiera

Meloni, la partita è delicata
Pianificazione, qualità, omogeneità e shelf life. Passa da questi binari lo sviluppo della filiera del melone italiano con il progetto Best Melon, ideato e costruito dalla casa sementiera Med Hermes.

“Con questo progetto vogliamo dare valore alla varietà Dafne F1, il melone retato premium di alta qualità sia nel mondo della produzione che del consumo – spiegano a Italiafruit News il general manager Alfredo Amoroso e l’international manager Andrea Restuccia – Siamo un’azienda sementiera italiana che dispone di ricerca propria e dedicata nel segmento del melone retato italiano, long shelf life a buccia verde. Il primo anno di progetto è andato molto bene e ora stiamo determinando i nostri nuovi partner per ampliare la produzione nei vari areali di riferimento. L’obiettivo è rimanere sui banchi della distribuzione, e sulle tavole dei consumatori, per quattro mesi l’anno, da aprile a luglio”.


Le raccolte di Dafne F1, infatti, iniziano i primi giorni di aprile in Sicilia, per poi ampliarsi anche ad altre zone produttive come Campania, Latina e Viterbo nel Lazio, per concludere poi la stagione nell’areale Mantovano. “Avere un ampio calendario di produzione e commercializzazione con la stessa varietà è quello che fa davvero la differenza sul mercato – sottolinea Restuccia – ad oggi sono riusciti a farlo solo i grandi player di mercato, fornitori e commercianti. Il nostro obiettivo è quello di dare omogeneità al mondo del consumo con un prodotto unico e costante per le sue caratteristiche distintive”.

A proposito di nuovi partner, lo sviluppo produttivo si concentrerà soprattutto in Puglia (Foggia e Bari), in alto Lazio e in bassa Toscana. “Sono gli stessi operatori ad aumentare la produzione, una volta riscontrato il successo del prodotto dal punto di vista commerciale. Rispetto all’anno scorso, le superfici dedicate sono aumentate del 50-60% con una percentuale di crescita dei nuovi partner del 30%. Siamo partiti l’anno scorso da un’idea progettuale e, al termine della pianificazione di quest’anno, stiamo pensando di organizzare un workshop per presentare il progetto nella sua interezza – prosegue Amoroso – vogliamo portare in dote a nuovi produttori tutta la nostra esperienza sul melone premium”.


Da sinistra, il general manager Alfredo Amoroso e il P.M. Andrea Restuccia

Alla base di tutto il progetto c’è l’idea di voler fare sistema: “Crediamo sia essenziale fare un patto con il consumatore per offrire sempre un frutto con le stesse caratteristiche. Ed è la stessa pianificazione che ci richiedono anche le catene della Gdo italiana per fidelizzare la clientela”.
Allo stesso tempo Med Hermes ritiene fondamentale investire in comunicazione: “Per farsi conoscere è necessario avere una comunicazione dedicata – dice Restuccia – quello che manca oggi è la voce dei consumatori e i loro suggerimenti. Il nostro blog è stato realizzato proprio per questo, oltre che per essere un contenitore di informazioni tecniche agronomiche”. E aggiunge: “Gli strumenti che proponiamo con il nostro progetto sono gli unici in grado di garantire qualità continua al consumatore e proteggerlo dall’invasione delle produzioni estere”.




Non solo meloni. In futuro l’idea di un progetto come Best Melon potrà essere utilizzata anche per altri prodotti. “L’idea del blog è nata per essere applicata alle cucurbitacee in generale, ovvero per prodotti ad alto valore organolettico come possono essere le angurie mini seedless – illustrano Amoroso e Restuccia – dal nostro punto di vista, possiamo dire che aggiungono qualcosa in più al mercato italiano, considerato che per anni si sono usate solo pezzature grandi o con semi. Oggi non c’è un know how specifico delle angurie senza semi e noi entro due anni vorremmo ampliare il progetto in questo senso”.

“Vorremmo che questo lavoro fosse alla base della creazione di un asset del sistema Paese, per essere inclusivi lavorando con la filiera e parlare in maniera diversa con la Gdo – conclude Restuccia – non possiamo continuare a fare come è sempre stato fatto: se fra qualche anno ci saranno meno produttori, ci troveremo di fronte all’impoverimento del sistema Paese”. Uno scenario da scongiurare vista l’alta specializzazione degli operatori italiani. 

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