«Ingrosso e piattaforme, il divario si amplia sempre di più»

La Spina (Sicilian Fruit) analizza l'evoluzione e le difficoltà dei canali distributivi

«Ingrosso e piattaforme, il divario si amplia sempre di più»
Mercati all’ingrosso e piattaforme distributive per la Gdo sono due realtà sempre più agli antipodi, con un netto vantaggio di queste ultime. A confermare questo divario anche Giuseppe Antonio La Spina, amministratore della Sicilian Fruit e presidente dei commercianti ortofrutta ingrosso del Maas di Catania (Somaac). 

“Sulle piattaforme che distribuiscono alle catene della Gdo vedo un notevole incremento delle attività mentre l’attenzione sta calando per i mercati all’ingrosso”, spiega a IFN.
E continua: “Se con la pandemia i mercati all’ingrosso si sono bloccati, le piattaforme sono aumentate. Per due anni siamo andati avanti così, a tal punto che gli italiani si sono abituati a comprare al centro commerciale. Le catene della Gdo sono state in grado di attrezzarsi subito davanti all’emergenza e dare il massimo servizio possibile, con conseguenti fatturati in crescita”.



Prezzo, qualità e freschezza sono i driver di scelta di Sicilian Fruit, che si rifornisce da produttori fidati per offrire il massimo della scelta: “Sappiamo che prodotto abbiamo e come lo trattiamo finché non arriva nelle mani del consumatore finale – sottolinea La Spina – inoltre il livello dei nostri prodotti (un totale di 160 in assortimento) è sempre costante grazie a rigorosi controlli prima dell’arrivo sui banchi del supermercato”.

La Spina sottolinea tra le grandi difficoltà dei mercati all’ingrosso anche gli orari: “Oggi al mercato si fa davvero fatica a trovare operai che vogliano lavorare la notte e la mattina presto: io per esempio mi sveglio tutte le mattine all’1,30 ma nessuno delle giovani generazioni è disposto a farlo”.



Relativamente ai trend commerciali dei prodotti, La Spina riporta un mercato in leggera ripresa per gli ortaggi: “Prima c’è stato un blocco con prezzi e domanda bassa – dice – i prodotti erano cari e non si vendevano ma anche quando le quotazioni si sono abbassate, le vendite non si sono riprese e solo ora stanno ripartendo”.
L’amministratore dell’azienda punta il dito contro la situazione di crisi generale determinata anche dallo spauracchio della guerra in Ucraina: “A furia di ascoltare un flusso negativo di notizie, le persone si sono demoralizzate e hanno bloccato tutti quegli acquisti che non sono essenziali”.
Stabile invece l’andamento della frutta: “Abbiamo registrato qualche aumento sulle pere: quelle italiane sono pochissime e ci stiamo rifornendo in Belgio. Parliamo comunque di pochi centesimi di differenza: se prima le acquistavamo a 1,25 euro al chilo, ora paghiamo 1,30 euro al chilo. Ma i 5 centesimi all’acquisto non corrispondono a 5 centesimi alla vendita: ci sono da includere anche le spese di trasporto e di imballaggio, a cui si aggiungono i rincari per le materie prime”.

Rincari caratterizzano ogni anello della filiera: “Se prima un bancale da 1 tonnellata lo pagavamo 85 euro, oggi lo paghiamo 105 euro con un rincaro pari a circa il 20%: si tratta di 20 euro in più a pedana. Lo stesso discorso vale per il packaging e la logistica: ad oggi ancora non abbiamo trovato un equilibrio”. 
E conclude: “Cerchiamo di garantire sempre la massima stabilità di prezzi ma per sopravvivere dovremo per forza aumentarli”.

In foto: Immagini di archivio del Maas di Catania e del banco ortaggi di un supermercato.

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