Almaverde Bio, si chiude l'era Piraccini

L'addio alla presidenza del Consorzio dopo «18 anni entusiasmanti»

Almaverde Bio, si chiude l'era Piraccini
Renzo Piraccini lascia la presidenza di Almaverde Bio, l’annuncio sarà dato all’assemblea convocata per lunedì prossimo, 23 aprile.

Presidente Piraccini, dopo 18 anni si chiude letteralmente un’epoca. Ci racconta le sue sensazioni a caldo?
E’ stata una bellissima esperienza sia umana, che professionale, una delle più coinvolgenti ed entusiasmanti della mia lunga carriera. Voglio ringraziare tutti i miei colleghi di Apofruit, in particolare Paolo Pari ed Ernesto Fornari che hanno lavorato operativamente su questo progetto fin dal primo giorno, e tutti i soci del Consorzio. Ho avuto la fortuna di incontrare imprenditori straordinari che non solo hanno contribuito in maniera determinante al successo del progetto, ma mi hanno insegnato tanto.
Il Consorzio Almaverde Bio è nato nel 2000 da tre soci fondatori: Canova, la società del gruppo Apofruit che si occupa di biologico; Besana, leader nella frutta secca ed essiccata, e la Scac di Senigallia (Ancona), cooperativa di trasformazione poi incorporata da Fruttagel. Poi, al Consorzio hanno aderito molte altre imprese, tutte leader nel proprio settore, e con una comprovata esperienza nel biologico. Non è un caso che in questi 18 anni non abbiamo mai avuto problemi.

Qual era l’obiettivo iniziale del progetto?
Costruire una marca nel biologico, che caratterizzasse una vasta gamma di referenze per dare garanzie al consumatore sulla “biologicità” e qualità dei prodotti, garantire una giusta remunerazione ai produttori e permettere un’ampia diffusione ai prodotti biologici nella distribuzione moderna.



In quei primi anni del 2000 avrete incontrato anche qualche scetticismo, immagino.

Eccome, e sia da parte dei buyer della Gdo, sia dei consumatori. Tante domande (“Saranno veramente biologici? Chi me lo garantisce?”), tanti luoghi comuni (“Il biologico non può essere bello. Quindi il consumatore non lo compra”; “Il bio non si vende. E’ troppo caro!”). Ecco perché è stato importante affiancare alla certificazione biologica una marca conosciuta. Almaverde Bio ha sempre avuto nella propria mission quella di promuovere il marchio presso l’universo dei consumatori.
Da 18 anni facciamo pubblicità televisiva nazionale e oggi Almaverde Bio è un marchio noto non solo agli acquirenti di biologico, ma nel mass-market.

Oggi al Consorzio Almaverde Bio aderiscono dieci imprese che coprono gran parte delle merceologie dell’alimentare, dall’ortofrutta al surgelato, dai prodotti “ambiente” al pesce, dalle proteine vegetali alle uova. E il valore delle vendite al retail del prodotto a marchio nel 2017 ha toccato 90 milioni di euro.

Una vera e propria rete di imprese, indipendenti tra loro, che condividono un progetto di marca nel bio. E uno dei pochi esempi in Italia di rete di imprese che funziona veramente.
Imprese cooperative, come Apofruit e Fruttagel, insieme a imprese private, sia di grandi dimensioni, pensi a Eurovo o Besana, sia medie imprese quali Spadoni o Natura Nuova.

Il progetto è evoluto nel tempo anche dal punto di vista dei passaggi in tv.
E’ vero. Possiamo, infatti, distinguere tre fasi: dal 2000 al 2004 (Biologico scelta di vita!); dal 2005 al 2010 (Passa al biologico) e la terza fase, quella attuale del biologico legato a uno stile di vita sano. Così, se il primo spot televisivo recitava “Ogni giorno che nasce scegliete voi come vivere, ogni giorno che nasce scegliete voi cosa mangiare!”, nel secondo l’obiettivo era convincere i consumatori a scegliere il biologico. Una scelta quotidiana. Cominciava a farsi strada l’idea che bisognava caratterizzare le aree di vendita del bio. Il biologico si vendeva poco perché il consumatore non lo identificava nel punto vendita. E, con le caratterizzazioni del punto vendita le quote di mercato crescevano. Oggi, invece, il messaggio che facciamo passare è che il biologico è legato a un corretto stile di vita, attento alla qualità dei prodotti, alla salute e all’ambiente.



Insomma, dall’inizio Almaverde Bio è sempre stato un progetto innovativo.
Assolutamente sì. Basta pensare al progetto del take away, alle Isole bio, alle frutterie, fino ai bio Bar. Ma penso anche alle “menti”: il professor Giorgio Celli, l’oncologo Dino Amadori, la nutrizionista Alessandra Bordoni. Almaverde Bio è un progetto di successo. Per il futuro si sta valutando come rendere l’azione commerciale più incisiva e come affrontare il mercato estero.

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