Produttori e Gdo, non è un problema di buoni e cattivi

Il servizio de Le Iene fa male al settore: per il consumatore il sistema è malato

Produttori e Gdo, non è un problema di buoni e cattivi
Fornitori legati alla Grande distribuzione organizzata da contratti macchinosi degni dell'Azzecca-garbugli. E così, nella formazione del rapporto tra le parti e dei prezzi finiscono elementi poco trasparenti come listing d'ingresso - una sorta di gettone da pagare per poter entrare nel giro di una data catena - e sconti retroattivi. Sono solo due degli aspetti torbidi emersi domenica sera nel servizio de Le Iene "Cosa c'è dietro gli sconti di alcuni supermercati".

Un servizio, quello di Matteo Viviani, che non vuol fare di tutta l'erba un fascio ma che fa emergere un sistema inquinato da abitudini radicate che non sono certo lo specchio di un libero mercato. Tuttavia il tema è decisamente complicato da dare in pasto all'opinione pubblica, così pieno di regole (a volte raggirate) e tecnicismi che lo rendono di difficile comprensione. E così il pubblico viene spinto a vedere la Grande distribuzione come il "cattivo" e identificare il produttore nel "buono". La situazione, però, non è tutta bianca o tutta nera: le promozioni delle catene non sono "il male assoluto", ma davanti ad annate cariche di prodotto sono essenziali per mantenere un certo equilibrio sul mercato. D'altra parte certi comportamenti di alcune insegne non portano certo valore alla filiera.

Il quadro complessivo che si ricava guardando il servizio de Le Iene non fa bene al settore e davanti a meccanismi che distorcono il mercato emerge la necessità di una regolamentazione contrattuale più trasparente e semplice, come quella basata sul netto-netto (ovvero un prezzo tutto compreso, dalla promozione allo sconto, dalla logistica alla comunicazione) che i manager più attenti della Gdo stanno iniziando a perorare.

I protagonisti del servizio de Le Iene

Matteo Viviani ha conosciuto Maria (il nome è di fantasia), che rifornisce da 18 anni un paio di catene con i suoi prodotti, che gli racconta: "La Gdo ti obbliga ad applicare degli sconti per fare un prezzo sempre più basso. Li chiamano con diversi nomi: sconto logistico, sconto extra, sconto di fine anno". E l'imprenditrice mostra i contratti dei vari anni, con sconti sempre più spinti che cresce a doppia cifra. "Dal 2010 al 2015 siamo arrivati a dover applicare il 25% di sconto", riferisce prima di parlare dello sconto retroattivo. "Devi fare lo sconto anche su quello che hai guadagnato prima".



Nel caso specifico di Maria questi sconti risultano come "una proposta da parte del fornitore", perché - spiega - dalla catena arrivano già i documenti precompilati con le scontistiche che lei deve solo firmare. E per entrare nel giro, l'imprenditrice ha dovuto pagare 57mila euro: il listing d'ingresso.



Secondo l'avvocato Maurangelo Rana, sentito da Le Iene, tutto questo non sarebbe legale. "E' la dipendenza economica dei fornitori che induce la Gdo a imporre loro un prezzo antieconomico. Bisognerebbe denunciare all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e chiedere un risarcimento".



Cosa che, viene ricordato nel servizio, ha fatto Fortunato Peron, imprenditore ortofrutticolo romagnolo che riforniva una grande catena distributiva con le sue pere, dai 30 ai 35mila quintali all'anno. Peron racconta che quando lo sconto è arrivato al 38% lui ha detto basta e si è rivolto all'Antitrust. Ai microfoni di Viviani parla anche Luigi Asnaghi, ex buyer ortofrutta in Gdo, che descrive i comportamenti che lo hanno spinto ad allontanarsi dal settore.


Il messaggio al consumatore

Le Iene non citano espressamente nessuna catena della Gdo. Così da una parte il tema viene trattato a livello generale, ma dall'altra il rischio è di generalizzare. Quando Maria dice che il sistema spinge a tagliare sui costi e sulla qualità - tanto che un suo competitor avrebbe messo in commercio vasetti di prodotto contenente addirittura fango - al consumatore può arrivare un messaggio pericoloso: che questo modo di fare riguarda tutti e che quando va al supermercato compra "robaccia".
Uno scenario penalizzante per chi, all'interno della filiera, fa qualità: una situazione che, con un pizzico di trasparenza in più, si poteva evitare a vantaggio dell'intero sistema. La guerra dei centesimi è persa in partenza. Da tutti.

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