Arrigoni, quando la plastica ha un impatto positivo sull'ambiente

Agrotessili in ortofrutta, ecco i vantaggi che si possono ottenere

Arrigoni, quando la plastica ha un impatto positivo sull'ambiente
Ci sono almeno quattro buone ragioni per impiegare agrotessili in ortofrutta, quattro buone ragioni che rendono l'utilizzo dei materiali plastici un plus ambientale. Da uno studio portato avanti dal team di Arrigoni - composto dal Ceo Paolo Arrigoni (nella foto sotto) e dai componenti del reparto ricerca e sviluppo della Spa Giuseppe Starace, Milena Poledica e Marcella De Musso - emergono diversi vantaggi.

Paolo Arrigoni

"Si parte dall'incremento della resa dei terreni coltivati con la moltiplicazione dei cicli per stagione e la protezione dagli agenti atmosferici, fino alla riduzione dell’uso degli agrofarmaci, a pari protezione dagli insetti più aggressivi per ogni singola coltivazione - sottolineano da Arrigoni - E' poi possibile ottenere un miglioramento del microclima delle coltivazioni, attraverso il controllo della ventilazione, della temperatura e della qualità dell’aria nonché attraverso la mitigazione dell’impatto diretto della pioggia sul fogliame e sui frutti e della proliferazione di funghi batteri. Per poi arrivare a un'ottimizzazione delle condizioni di irradiazione delle piante per il raggiungimento della giusta quantità e qualità di luce (intensità, diffusione e colore)".

Il materiale di cui sono composti gli agrotessili Arrigoni è il polietilene ad alta densità, la cui produzione è ottimizzata per garantirne un lungo esercizio (dieci anni) in presenza delle condizioni atmosferiche più severe.

Agrotessili Arrigoni

Proprio quest’ultima caratteristica è decisiva ai fini dell’assenza di un impatto ambientale diretto legato all’uso della rete in agricoltura. "Ovvero, sebbene si tratti di un prodotto fatto di materiale plastico, il polietilene - proseguono dall'azienda - le sue caratteristiche e l’avanzato sistema di produzione con cui viene fabbricato consentono che il suo utilizzo in campo annulli, e in realtà superi, l’impronta di carbonio legata alla sua fabbricazione. Gli agrotessili Arrigoni rivelano cioè, anche solo per questo aspetto, che il loro utilizzo, al contrario di quanto potrebbe attendersi, apporta un vantaggio all’ambiente".

Ma come si arriva a questo risultato? "Al positivo impatto ambientale degli agrotessili Arrigoni è possibile giungere se si seguono per esempio le sorti di 100 grammi di un agrotessile da pieno campo - osservano Arrigoni, Starace, Poledica e De Musso - che in media occupa una superficie di 1,5 metri quadri e pertanto protegge una pari superficie di terreno consentendo alle piante di crescere pressoché indisturbate. Se si valutano cinque diverse e diffuse colture orticole dalle tabelle 1 e 2 di seguito si può osservare che, poiché la protezione delle coltivazioni con gli agrotessili consente di sviluppare rese più alte in ragione del maggior numero di cicli che può garantire, 100 grammi di agrotessili consentono di coltivare mediamente in dieci anni 105,8 kg di ortaggi”.





Per valutare l'impatto ambientale dei propri agrotessili, Arrigoni parte dal quantitativo di CO2 equivalente che genera la produzione di 100 grammi di materiale: circa 0,3 chilogrammi. Poi, come anticipato, considera che nei dieci anni di utilizzo l'agrotessile contribuirà alla crescita di circa 105,8 kg di ortaggi. "E negli ortaggi - rileva la società - il contenuto di carbonio è pari al 50% del loro peso a secco. Il peso di sostanza secca presente negli ortaggi è pari al solo il 10% di quello lordo (per la presenza del 90% di acqua). Si pensi che il legno ne contiene il 50%. Per ogni grammo di sostanza secca è presente mezzo grammo di carbonio che equivale a 1,83 grammi di CO2 ovvero a 0,00183 kgCO2 sottratti all’atmosfera nel processo di fotosintesi clorofilliana".

Così, attraverso una formula che tiene conto di tutti questi contributi, è possibile stimare il consumo di anidride carbonica da parte di 1,5 metri quadri di coltivazione protetta nei 10 anni di vita media dell’agrotessile. Il risultato evidenzia che 100 grammi di agrotessile Arrigoni, utili a coprire mediamente 1,5 mq di coltivazione di ortaggi, a fronte di un’immissione in atmosfera di 0,3 kgCO2eq, consentono alla coltivazione protetta di consumare nel corso dei dieci anni di vita dell’agrotessile 19,41 chilogrammi di gas serra.

"Esiste allora un vantaggio netto per l’ambiente - sottolinea Arrigoni - che consiste nella rimozione di 19,11 kg di CO2 equivalente per 1,5 metri quadri di superficie coperta, ovvero per ogni 100 grammi di agrotessile Arrigoni prodotto e utilizzato. Questo risultato rivela che, al contrario di quanto sarebbe facile pensare, i materiali plastici di cui sono composti gli agrotessili Arrigoni non inquinano, ma invece contribuiscono a ridurre l’impronta di carbonio dell’attività umana sul pianeta Terra".



Un dato importante per poter parlare di sostenibilità numeri alla mano. "A questa evidenza, che riguarda gli effetti diretti sull’ambiente degli agrotessili, vanno aggiunti elementi positivi differenti che qui di seguito si elencano in numero certamente inferiore a quanti effettivamente sono e che fanno pendere la bilancia dalla parte della scelta degli agrotessili", rimarca la società riferendosi alla riciclabilità del polietilene, al sostegno all'incremento demografico dovuto alla garanzia di raccolti più abbondanti e di qualità; alla democrazia del cibo (controllo sulle condizioni microclimatiche) e alla produzione di carni (l’uso di schermi anche ai fini della protezione degli allevamenti).

"Gli advanced agrotextiles Arrigoni costituiscono, allora, soluzioni a lungo utilizzo, fino addirittura a 15 anni in condizioni favorevoli - conclude l'azienda - per uno scopo nobile: nutrire il pianeta in modo etico e sostenibile".

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