«Negli agrumi sudafricani 62 sostanze vietate dall'Ue»

Studio choc in Spagna. E in Italia Confagri chiede clausole di salvaguardia

«Negli agrumi sudafricani 62 sostanze vietate dall'Ue»
I produttori di agrumi sudafricani possono utilizzare nel loro Paese 62 sostanze attive vietate nell'Unione Europea: lo rivela uno studio presentato in conferenza stampa dall’Associazione Valenciana di Consumatori e Utenti (Avacu) sulla base di uno studio condotto dai tecnici dell’organizzazione tra i 305 principali principi attivi utilizzati in agricoltura.  Dei 62 off limits nel Vecchio Continente, l’Oms - è stato detto in conferenza stampa - ne considera 13 “molto pericolosi” per la salute umana. Avacu peraltro non ha effettuato esami sulle produzioni agrumicole importate in Spagna e negli altri Paesi comunitari, “compito - ha puntualizzato - che spetta alle diverse amministrazioni e agli enti preposti".

Analizzate anche, dal punto di vista tossicologico, le 20 sostanze attive utilizzate per controllare i parassiti e le malattie degli agrumi (come Citrus Macchia Nera-Cbs o Thaumatotibia leucotreta) il cui utilizzo è vietato in Europa, ma che sono comunemente utilizzate in Sud Africa. Sei di queste, per l’Oms, hanno un probabile rischio cancerogeno, 12 hanno un impatto negativo sulla fertilità.  


L’Associazione ha incontrato negli ultimi mesi la Direzione generale della sanità pubblica della Generalitat Valenciana, l'Agenzia spagnola di tutela dei consumatori, la sicurezza alimentare e la nutrizione (Aecosan) e ha inoltre contattato l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Il contenuto dello studio sarà inoltre trasferito alla Commissione europea e al Parlamento europeo attraverso i deputati che risulteranno eletti il 26 maggio. Avacu chiede “reciprocità e quindi il divieto di importazione di agrumi provenienti da Paesi terzi che hanno autorizzato l'uso di sostanze attive il cui uso è vietato nell'Unione europea e, in particolare, quelli classificati dall'Oms come estremamente o altamente pericolosi". E chiede, inoltre, l’unificazione dei controlli a livello comunitario seguendo gli stessi criteri e norme per l'ispezione fitosanitaria alla frontiera. 

Continua, insomma, l’attacco sferrato dai produttori valenciani nei confronti delle produzioni dei Paesi Terzi, che nei giorni scorsi si era concretizzato con un report sul boom delle importazioni negli ultimi anni presentato a Bruxelles.

Dalla Spagna all’Italia, ieri Confagricoltura ha chiesto di “attivare le clausole di salvaguardia previste nei trattati della Ue e mai applicate per scongiurare l’invasione di arance da Sudafrica, Egitto e Marocco e altri Paesi africani”. Il responsabile della sezione agrumicola Gerardo Diana e il presidente di Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi sollecitano al ministero delle Politiche agricole e all’Europa “l’apertura di un dialogo immediato sull’applicazione di misure che ristabiliscano i principi del mercato e della concorrenza leale”.



“La campagna agrumicola che sta per terminare ha visto una crescita esponenziale dell’importazione di arance africane, che si sono rivelate temibili concorrenti per le produzioni italiane ed europee”, afferma Diana. “Ci siamo trovati a fronteggiare un quantitativo enorme di prodotto africano arrivato in Europa pronto per essere venduto a prezzi notevolmente più bassi di quello che un qualsiasi produttore italiani può applicare. Le cause di questa concorrenza al ribasso sono le regole dl mercato falsate. Chi produce avendo a disposizione lavoro a basso costo controlli blandi sulla sicurezza alimentare si trova ad avere un vantaggio competitivo enorme. Prima dell’inizio della prossima campagna agrumicola si deve ragionare seriamente su meccanismi legislativi che impediscano ai produttori africani di giocare allo stesso nostro tavolo da gioco ma con un mazzo di carte truccate”, conclude il presidente della sezione agrumicola  di Confagricoltura.

“Devono essere messe in atto le procedure necessarie per determinare se applicare eventuali clausole di salvaguardia, come deciso dalla Commissione europea nel caso del riso”, spiega il presidente di Confagricoltura Catania Giovanni Selvaggi. “Se non si pone rimedio l’impatto di questa concorrenza potrebbe diventare devastante per i redditi di migliaia di famiglie che hanno già vissuto l'attuale crisi degli agrumi dettata non solo da ragioni di mercato ma anche dalla necessità di dover reimpiantare migliaia di ettari di agrumeti colpiti dal virus Tristeza”, aggiunge Selvaggi.

“Abbiamo combattuto e stiamo combattendo contro un virus come la Tristeza che ha annientato la nostra agrumicoltura e adesso con questa politica del laissez passer rischiamo di andare incontro all’importazione di fitopatie come il greening che in Sudafrica è presente e da noi no. Sarebbe una vera beffa”, conclude il presidente di Confagricoltura Catania.

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