Asia Fruit Logistica, il Made in Italy scalpita

"Day 1" superiore alle aspettative a Hong Kong. Troppe barriere per l'export

Asia Fruit Logistica, il Made in Italy scalpita
In un’atmosfera relativamente tranquilla, diversa comunque dal solito - ieri è stato annunciato il ritiro formale della legge sulle estradizioni in Cina, all'origine delle proteste che da quasi tre mesi stanno scuotendo l'ex colonia britannica, ma le manifestazioni non si sono ancora del tutto fermate - la prima giornata di Asia Fruit Logistica ha confermato da un lato la validità della rassegna, dall’altro l’interesse reciproco tra ortofrutta italiana e mercati orientali.

“Le aspettative della vigilia sono state superate, la fiera è positiva e c’è una consistente affluenza di visitatori anche se mancano all’appello alcuni operatori cinesi”, spiega dallo stand-collettiva del Cso la responsabile relazioni internazionali ed istituzionali Simona Rubbi. “Si conferma l'attenzione del sistema-Italia, presente in massa, per i Paesi asiatici, i quali apprezzano molto le nostre produzioni. Servirebbe però un’azione politica convinta per
sbloccare le tante situazioni in stallo”.


Il raggio d’azione del Made in Italy, rappresentato a Hong Kong da una cinquantina di espositori, resta infatti limitato: in Cina possono approdare kiwi e arance rosse e sono ancora in fase di negoziazione i dossier pere e mele; si attendono buone notizie per le mele da Vietnam (dove si passerà poi alla pratica-kiwi), Taiwan e ThailandiaNel mirino anche Malesia, Singapore, IndonesiaMolti competitor europei hanno fatto e stanno facendo di più e meglio.

“Gli spazi per i nostri prodotti ci sono, lo ha ribadito anche il console di Hong Kong, Clemente Contestabile in visita nella collettiva Cso Italy”, aggiunge Rubbi. “Urge però un cambio di marcia della politica, con un’auspicabile azione diretta del ministro delle Politiche Agricole chiamato a stringere relazioni forti con gli omologhi dei mercati asiatici: è una necessità di carattere culturale, oltre che economica. Spendersi in prima persona per negoziare è fondamentale. Gian Marco Centinaio era venuto in Cina due volte, ci auguriamo che il successore sia ancora più determinato convincente”.  



Durante la visita, Contestabile ha affrontato con Rubbi (insieme nella foto sopra) e alcuni rappresentanti di organismi italiani i temi sul tappeto, che quando si parla di Asia sono principalmente due: le barriere fitosanitarie e la logistica. Il console, che ha abitato a lungo a Pechino, ha assicurato il suo pieno appoggio alle azioni in atto, da parte di Cso Italy, per affrontare i dossier necessari al superamento delle barriere per singoli prodotti in Cina e nei Paesi del Far East, affermando che la diplomazia italiana nell’area si è attivata per raggiungere gli obiettivi prefissati.


La "percezione" del Made in Italy è molto buona: “Importatori e distributori asiatici stravedono e sono pronti a valorizzare al meglio l’ortofrutta della Penisola", dice Rubbi. "Però non crediamo a sufficienza nelle nostre possibilità e nei nostri prodotti. Possiamo e dobbiamo fare di più”.

Lo scorso anno l’export di kiwi dall’Italia alla Cina è calato sensibilmente (il valore è scivolato dai 30 milioni di dollari del 2017 a poco più di 20 milioni) ma, sottolinea l’esponente del Cso, per un motivo preciso:  “C’era il 40% in meno di prodotto, non poteva andare altrimenti”.



Tornando alla fiera, impressioni positive da parte di molti espositori italiani sia del fresco che degli imballaggi e delle tecnologie. "C'è un buon movimento, forse qualche visitatore in meno del solito ma i clienti che attendevamo sono tutti presenti", il commento di Giulia Montanaro dallo spazio di Apple Life From Europe, progetto che raggruppa Melinda-La Trentina, Vog, Vip e From. Per Massimo Ceradini, produttore veronese di kiwi “la prima giornata è stata caratterizzata da un’ottima affluenza”. E aggiunge: “I prodotti della Penisola piacciono ma, a mio avviso, abbiamo perso il treno due anni fa, quando ci siamo presentati all'estero con prezzi esorbitanti che hanno lasciato il pallino in mano alla Grecia, sempre più agguerrita”.

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