Uva da tavola, superfici in crescita

Report Ismea: negli ultimi cinque anni un incremento di 2.500 ettari

Uva da tavola, superfici in crescita
Le superfici dedicate all'uva da tavola sono in crescita in Italia. Dal 2014 al 2018, secondo le elaborazioni di Ismea, il saldo delle aree vitate è in aumento di 2.500 ettari.

Un dinamismo produttivo che riflette i forti investimenti fatti su questo comparto, un comparto fortemente legato all'export: il tasso di autoapprovvigionamento è molto elevato, si pensi che la produzione italiana di uve da tavola supera di circa tre volte i consumi interni. Allo stesso tempo è molto alta anche la propensione all'export, infatti le esportazioni rappresentano il 45% circa della produzione.

"La filiera delle uve da tavola in Italia si basa su una disponibilità di prodotto che è di poco superiore ad un milione di tonnellate. Il 98% della disponibilità è garantita dalla produzione interna e il restante 2% dal prodotto di importazione - scrive Ismea nel suo focus - Se si pone pari a 100 la disponibilità di prodotto (produzione + importazioni), le esportazioni costituiscono la quota maggiore mentre il consumo interno è pari al 38%. La quota di prodotto destinata alla trasformazione in succo può esser stimata nel 15%. La quota residua è costituita dalle perdite lungo la filiera e dal prodotto ritirato dal mercato allo scopo di stabilizzare l'offerta. I quantitativi avviati all'industria dei succhi e quelli relativi alle perdite variano di anno in anno a seconda della qualità della produzione, dell'andamento dei consumi interni e del flusso delle esportazioni. Per quanto concerne i consumi interni, si stima che circa i tre quarti siano destinati alla vendita al dettaglio e il restante quarto sia destinato alla ristorazione collettiva".



A livello italiano gli impianti di uva da tavola si estendono per circa 46mila ettari - concentrati soprattutto in Puglia e Sicilia - per una produzione che ammonta a circa un milione di tonnellate.

"La campagna 2019 delle uve da tavola è in pieno svolgimento e i dati e le informazioni che provengono dai mercati compongono un quadro caratterizzato da andamenti differenti per le diverse varietà e nelle varie piazze monitorate - aggiunge Ismea - In generale, l’andamento climatico e le abbondanti piogge di maggio hanno condizionato negativamente la prima parte della campagna. In Sicilia, le varietà precoci hanno registrato una riduzione delle quantità prodotte e un ritardo di circa due settimane rispetto al periodo di riferimento per la raccolta. Le uve vittoria sotto tunnel hanno registrato fino a tre settimane di ritardo. Anche nelle principali aree produttive pugliesi si è registrato un ritardo della maturazione ed una flessione delle rese delle varietà precoci".

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