Uva da tavola, una crisi «misteriosa»

Eco Farm: «Senza stagionalità più competizione con altri prodotti»

Uva da tavola, una crisi «misteriosa»
Sta per scendere il sipario sulla campagna dell'uva da tavola italiana, una campagna che ha fatto i conti con una crisi a tratti "misteriosa". I produttori si sono confrontati con qualche difficoltà climatica, è vero, ma niente a che fare con il cracking del 2018: il mercato, nonostante un profilo qualitativo generalmente buono, non ha risposto. Così consumi e prezzi sono stati insoddisfacenti.

"L'andamento climatico anomalo è una scusa per tenere bassi i prezzi, il vero problema è che ormai non c'è più una stagionalità e l'uva si trova in competizione con tanti altri frutti che in passato non erano presenti, così si rischia di ridurre i consumi di tutti i prodotti". Così analizza la situazione Maurizio Fiorenza, direttore commerciale della Op Eco Farm di Caltanissetta, che aggrega 500 ettari vocati alla frutticoltura, dall'uva alle pesche, dai meloni alle albicocche, dagli agrumi ai kaki mela.



"Nonostante una riduzione dei quantitativi rispetto lo scorso anno e una quasi assenza di problemi in campo, consumi e prezzi si sono ridotti - aggiunge il manager - Vi porto l'esempio di una piattaforma che serviamo in Francia da quasi vent'anni: abbiamo registrato un calo del 30%, e i punti vendita riforniti sono sempre gli stessi e noi siamo l'unico loro fornitore di uva Italia. In Francia, uno dei mercati principali per la nostra uva con seme, un mercato che ha sempre pagato bene, quest'anno ha mostrato importanti difficoltà. E anche le uve seedless hanno sofferto. Sul mercato nazionale, invece, sui nostri clienti non abbiamo notato una particolare crisi, ma al 90% lavoriamo con la Gdo. Sui mercati all'ingrosso, invece, l'entusiasmo era piuttosto scarso".

Per Fiorenza, rispetto al passato, l'uva sta entrando in competizione con nuovi prodotti. Dalle drupacee che allungano la loro stagione, fino all'esotico. "Una spiegazione unica alla crisi di quest'anno non c'è, il motivo scatenante non si trova - prosegue - Ma anche iniziare la campagna con prezzi troppo alti non è saggio: si allontana il consumatore, lo si dirotta su altri articoli e poi è difficile riportarlo sull'uva nel cuore della stagione. La Vittoria è andata bene, il problema è stata l'uva autunnale, quando il mercato è entrato in sofferenza".

Fare programmi per il futuro diventa così complicato. "L'anno prossimo sarà difficile anche perché nelle nostre zone stanno aumentando gli impianti di uva da tavola - continua il direttore commerciale di Eco Farm - L'uva, per chi vuol continuare a fare frutticoltura, è vista come l'unica alternativa dopo aver estirpato i pescheti".

arance rosse

I soci dell'Op siciliana coltivano uva su circa 80 ettari: un 80% è Italia, un 10-15% Red Globe e un 5% varietà senza semi. "Il prodotto siciliano ha bisogno di trovare nuovi mercati e nuovi spazi di commercializzazione", ribadisce Fiorenza, che ora sta gestendo la campagna degli agrumi. E qui, almeno per il momento, la situazione è migliore.

"Stiamo commercializzando Navel e Tarocco, che nell'ultima settimana ha iniziato a prendere più colore. Le pezzature sono medie, ma sul sapore ci siamo: la qualità è davvero elevata in questa campagna - conclude Maurizio Fiorenza - Ma anche sull'arancio stiamo vivendo uno scenario simile a quello dell'uva: la scomparsa della stagionalità mette in competizione gli agrumi con articoli che un tempo non erano presenti sul mercato in questa finestra temporale, rallentando così i consumi".

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