Crisi senza fine per la Sicilia dell'ortofrutta

Importazioni "pirata", consumi e prezzi ko: Sos da filiera, politici e consumatori

Crisi senza fine per la Sicilia dell'ortofrutta
Crisi dei consumi, prezzi bassi e aumento dell’import, sempre più spesso incontrollato: è un inizio di 2020 particolarmente complicato per i protagonisti della filiera ortofrutticolo e agrumaria siciliana. E la voce di operatori, rappresentanti istituzionali, ma anche dei consumatori, si leva alta per esprime preoccupazione: servono più tutele, per un settore che resta strategico ma rischia grosso. 

Ha fatto particolare scalpore, nei giorni scorsi, la notizia del sequestro di oltre 20 tonnellate di limoni turchi durante un'operazione congiunta dell'Ispettorato centrale per la qualità e la repressione delle frodi agroalimentari e dal corpo forestale della Regione Siciliana. Il ritiro, avvenuto nel corso di un controllo in un'azienda siracusana che si occupa di importazione di prodotti ortofrutticoli, si è reso necessario in quanto gli agrumi, della varietà Meyer non presentavano le caratteristiche idonee stabilite dalla normativa comunitaria. Ora, come ha comunicato la Forestale, i prodotti saranno distrutti.



 “I consumatori credono di trovare sui banconi limoni siciliani invece acquistano spesso limoni tossici provenienti da Paesi terzi”, ha commentato Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons: “Va attuata una politica volta a salvaguardare i prodotti della nostra terra e a garantire tutto il settore dell’agrumicoltura in primis siciliana e nazionale tutelandola dall’invasione di paesi terzi". L’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera ha cercato di gettare acqua sul fuoco assicurando che “prosegue in maniera capillare l’attività di controllo, tracciabilità e contrasto alla contraffazione sui prodotti agroalimentari in import/export in Sicilia, a difesa della salute dei consumatori e a tutela delle produzioni locali di qualità” ma l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao ha rincarato la dose sottolineando che “il sequestro dei limoni turchi a Siracusa è l’ennesima vicenda paradossale che grida vendetta in mondo che sembra impazzito”. 

Per Corrao, “il susseguirsi di sequestri e merce non idonea deve far riflettere e far reagire la Commissione Europea e le istituzioni responsabili: restiamo dell’idea di inserire una regola di divieto d’importazione nelle regioni nelle quali i prodotti come grano, agrumi e ortaggi, rappresentano un importante volano di sviluppo e un fondamento economico storico". La richiesta è anche quella di "intensificare controlli e barriere anche tariffarie all’ingresso, soprattutto nel periodo di raccolta e formazione del prezzo”.



Va già duro anche Vincenzo Figuccia, deputato dell’Udc all’assemblea regionale siciliana e leader del Movimento Cambiamo la Sicilia: “È inaccettabile che continui la latitanza dell’Europa rispetto a quanto sta accadendo nei nostri mercati: da più di un quarto di secolo in Sicilia, dove si super-producono grano, agrumi e ortofrutta, entrano settimanalmente per non dire giornalmente, navi intere di grani contaminati al glifosato, limoni dalla Turchia, arance dal Marocco, ortofrutta prodotta con norme contrarie a quelle europee confezionate in cassette made in Sicily. Tutto nel silenzio più assordante di Bruxelles, mentre le nostre aziende non fanno più reddito”. Figuccia propone l’istituzione di una “Borsa locale per stabilire giornalmente i prezzi di vendita della nostra merce scongiurando il rischio di scendere al di sotto di soglie ridicole”. 

A fine dicembre, in occasione della visita nel ragusano e nel siracusano del ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, i produttori agricoli del Sud Est avevano chiesto correttivi normativi con cui arginare “la concorrenza spietata derivante dall’invasione di prodotti stranieri e dal crollo dei prezzi”. Altri temi trattati, caporalato, visite fiscali dei lavoratori del settore e costo del lavoro.  

Intanto gli operatori dei Mercati all’ingrosso del capoluogo di regione fanno i conti con una flessione delle vendite e dei prezzi a loro dire senza precedenti. Ce n’è abbastanza per chiedere, e rendersi protagonisti, di un cambio di passo.

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