Fruit Logistica 2020, pro e contro della fiera

Grande presenza italiana, ma manca un messaggio a livello Paese

Fruit Logistica 2020, pro e contro della fiera
Affluenza importante, nonostante l'allarme coronavirus che ha fatto scricchiolare anche la meticolosa macchina organizzativa tedesca: ma i timori della vigilia sono svaniti sull'altare del business e Fruit Logistica 2020 conferma il forte dinamismo che pervade il mondo dell'ortofrutta.

Chi ha messo piede a Berlino - dopo aver barrato un assurdo modulo all'ingresso della fiera in cui si dichiarava, senza nessun dato personale, di non essere stati recentemente in Cina - qualche piccolo rischio se lo è preso, ma quando mercoledì mattina la kermesse è iniziata sono partiti tre intensi giorni di incontri, relazioni ed affari.

Fruit Logistica si conferma grande nei numeri e nelle dimensioni, tanto che è difficile incontrare tutte le persone che si vorrebbe, anche rimanendo fino all'ultimo minuto. La conclusione leggermente anticipata della fiera (venerdì alle 16 invece delle 18) pare di buonsenso, anche perché dopo pranzo il clima era già di smobilitazione, almeno nei padiglioni italiani.



Ecco, l'Italia. Un Paese record per le imprese presenti (quasi seicento) e per le svariate migliaia di visitatori. Eppure l'Italia c'è ma non si vede, malgrado occupi tre padiglioni tra i più importanti della fiera di Berlino. Si poteva creare un "corridoio tricolore" con le Hall 2.2, 4.2 e 6.2, invece nonostante qualche miglioramento rispetto alle passate edizioni, è mancata una regia e un messaggio a livello di Paese. Sia chiaro, la proposta delle aziende italiane in fiera è stata di livello: stand, novità di prodotto, soluzioni tecnologiche, tipicità territoriali... Però se Berlino è quella fiera dove l'Italia tenta di esprimere il suo grande potenziale davanti a un pubblico internazionale, allora - oltre alle eccellenze delle singole aziende - bisogna trovare un minimo comune denominatore a livello nazionale, altrimenti il rischio è di avere un bel mosaico, senza però la possibilità di trasmettere quella leadership - produttiva e commerciale - a cui l'ortofrutta italiana ambisce.

Un'ambizione legittima che dovrebbe essere fatta propria dalle istituzioni prima ancora che dalle imprese del settore. Perché il coordinamento della presenza italiana a Berlino non viene affidato a un ente istituzionale che si occupa della valorizzazione del Made in Italy nel mondo come l'Ice?

Il brand Italia è forte. Solo percorrendo la strada che collega l'aeroporto alla fiera di Berlino si vedono un sacco di insegne che richiamano al Bel Paese. Eppure dentro Fruit Logistica le nostre Dop e Igp non sono valorizzate nel loro complesso. E che dire del tema della sostenibilità: non c'è un incontro dove non se ne parla, ma non avendo un disegno chiaro a livello nazionale, visitando i padiglioni italiani era difficile percepire una chiara idea di ortofrutta sostenibile, a parte il solito - e ormai banale - messaggio del plastic free.



La presenza della ministra Teresa Bellanova in fiera è stata un segnale di discontinuità col passato: ma a dirla tutta la cosa surreale è stata che per anni un ministro dell'agricoltura italiano non abbia messo piede a Messe Berlin. Ciò che ha fatto Bellanova dovrebbe essere lo standard.

I Paesi emergenti stanno crescendo e cercano di presentarsi in maniera compatta (come ha fatto l'Egitto, per esempio) e anche l'area del City Cube - fino allo scorso anno una sorta di purgatorio - ha fatto un deciso salto di qualità in quest'ultima edizione.

Fruit Logistica resta un appuntamento irrinunciabile, ma qualche operatore italiano ha fatto notare come per le nostre imprese, stante anche le difficoltà di apertura di nuovi dossier per l'esportazione, le opportunità di internazionalizzazione che la fiera offre inizino a segnare il passo. Ma intanto sono già tutti pronti a prenotare voli e hotel per il 3-5 febbraio 2021, per una nuova edizione di Fruit Logistica.



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