La «sindrome del trasportatore» si abbatte sul comparto

Unaproa, Italia Ortofrutta e Frutimprese: gli ordini ci sono, molti Tir dall'estero rinunciano

La «sindrome del trasportatore» si abbatte sul comparto
Coronavirus, il problema numero uno, per il mondo dell'ortofrutta, sembra legato alla logistica. “I trasportatori d’Oltralpe non vogliono venire in Italia a ritirare il prodotto, gli ordini ci sono ma i vettori si rifiutano perché temono il contagio e di dover restare bloccati sul territorio nazionale dalle misure anti Covid-19”, spiega Lorena D’Annunzio, dirigente di Unaproa. “Organizzazioni di produttori del Veneto, ad esempio, ci segnalano che non riescono più a esportare nell’Est Europa e neppure in Francia. Una sorta di psicosi del trasportatore che ha contagiato un po’ tutti i Paesi vicini con cui operiamo”, conclude D’Annunzio.

“Le organizzazioni a noi associate - aggiunge Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta Unione Nazionale - individuano nelle spedizioni via terra la principale criticità: gli ordini ci sono ma i camionisti esteri spesso non ne vogliono sapere di avvicinarsi al prodotto e di caricare. Le normali relazioni economiche sono a rischio. E poi c’è il problema della carenza di container per i traffici via mare: molti sono ancora bloccati Cina”. 



“Il comportamento delle autorità dei Paesi confinanti sta creando grande insicurezza”, aveva sottolineato nei giorni scorsi in una nota stampa Fruitimprese. “La morfologia dell’Italia non consente di organizzare spedizioni senza che vi sia la certezza che il prodotto e coloro che lo trasportano possano attraversare le frontiere e che sia possibile effettuare le consegne. Occorre quindi una forte pressione diplomatica affinché l’Italia non rimanga isolata dal resto d’Europa”.

Il problema è chiaramente percepito anche da Coldiretti: “Il coronavirus spaventa gli autotrasportatori stranieri; la Romania impone la quarantena ai cittadini provenienti da Lombardia e Veneto ma misure restrittive sono state previste anche dalle autorità sanitarie polacche che raccomandano di adottare l’auto-monitoraggio, mentre la Bulgaria chiede ai passeggeri provenienti da tutte le regioni italiane di compilare al rientro un questionario, in presenza di un ispettore sanitario, con l’invito a osservare una quarantena al proprio domicilio”.

"In un Paese come l’Italia dove l’88% dei trasporti commerciali avviene su gomma – precisa la Coldiretti – la paura che blocca i Tir rischia di paralizzare l’intera filiera agroalimentare che vale il 25% del Pil nazionale, offre lavoro a oltre 3,8 milioni di persone e che nel 2019 ha fatto segnare uno storico record delle esportazioni con 44,6 miliardi di euro”.  

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