La Slovenia chiude le frontiere, cosa cambia per l'Italia

Due Erre: «La domanda dell’Est Europa si è bloccata». Il focus sulla frutta tropicale

La Slovenia chiude le frontiere, cosa cambia per l'Italia
Si complica, e non di poco, l’attività quotidiana di esportazione delle aziende ortofrutticole italiane. Al problema dell’Austria, che da mercoledì 11 marzo impone controlli anti-coronavirus gli autisti italiani (clicca qui per leggere il nostro articolo), si è aggiunto lo scorso weekend quello dello Slovenia che ha bloccato l’entrata a tutti i camion e i tir che vorrebbero transitare nel Paese per raggiungere altre destinazioni dell’Est Europa. 

“L’ingresso sul territorio sloveno viene oggi consentito solo ai mezzi con targhe locali e/o estere che devono effettuare consegne all’interno dello stesso Paese”, sottolinea a Italiafruit News Davide Ferraresso, responsabile commerciale della ditta Due Erre di Padova, che esporta ortofrutta, frutta tropicale e berries in giro per l’Europa.


Davide Ferraresso

“La notizia della possibile chiusura della Slovenia era nell’aria da giorni. Per questo motivo, all’inizio della scorsa settimana i nostri clienti di Romania, Bulgaria e Ungheria avevano aumentato nettamente le richieste di frutta tropicale. Da sabato scorso, in seguito all’entrata in vigore dell’ordinanza slovena, la domanda di questi tre Paesi si è completamente fermata. Passare dall’Austria implica maggiori costi per noi e dovremo quindi cercare di capire se le catene distributive e i grossisti dell’Est potranno essere disposti a spendere di più per avere comunque la nostra merce. Ci stiamo dunque organizzando per valutare tutte le possibili soluzioni”.

L’Est Europa e la penisola balcanica rappresentano i principali mercati esteri di riferimento per la frutta esotica della Due Erre. “Non potendo più transitare in Slovenia, abbiamo dovuto rivedere anche i trasporti per i carichi da consegnare nei Paesi più a sud della costa adriatica: dalla Croazia alla Bosnia, dalla Serbia alla Grecia. Per ora abbiamo deciso di imbarcare i camion nel porto di Ancona, realizzando quindi l’esportazione via mare”, evidenzia Ferraresso. 



“Finora non ci possiamo comunque lamentare per gli effetti commerciali del Coronavirus che ha portato a una forte crescita dei nostri volumi di vendita nei canali dell’export e della Gdo nazionale nel corso delle ultime tre settimane. Siamo consapevoli, però, che il mercato europeo d’ora in avanti sarà molto diverso. Ci verrà infatti progressivamente a mancare tutta la clientela estera della ristorazione e ciò avrà un impatto importante sui consumi di ananas, lime e piccoli frutti”.

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