Covid-19, Borras: ortofrutta iberica all'altezza della sfida

Il presidente del Comitato Export di Freshfel: «Sarà una lunga guerra per l'intera filiera»

Covid-19, Borras: ortofrutta iberica all'altezza della sfida
“E’ difficile prevedere come si evolverà la situazione nel medio termine. Ma ciò che è fuor di dubbio è che la popolazione spagnola sta iniziando ad apprezzare il valore di avere un comparto ortofrutticolo solido che, finora, è stato in grado di rispondere all'aumento della domanda con poca tensione. Se anche gli europei impareranno a valorizzare questo aspetto, ne uscirà qualcosa di positivo da questa terribile situazione". Così Paco Borrás, ex direttore commerciale del Gruppo Anecoop e attuale presidente del Comitato Export di Freshfel analizza l'impatto dell'epidemia di Covid-19 in Spagna. 

Parole, queste, scritte da Borras in un editoriale realizzato per la testata Eurofruit, partner internazionale di Italiafruit News, che testimoniano la sua visione positiva e la sua piena consapevolezza che il comparto ortofrutticolo spagnolo ha tutte le carte in regola per soddisfare le future richieste della Spagna e dei Paesi esteri dell’Europa. 

Per quanto riguarda il mercato domestico, il forte aumento della domanda ortofrutticola si è notato fin dai primi giorni del mese di marzo, come sottolinea Borras nell’articolo: “All'inizio di questa crisi abbiamo assistito a un picco della domanda, in quanto i gruppi distributivi hanno reagito agli acquisti da panico degli spagnoli in un modo un po' esagerato”, scrive l’esperto specificando che “tutti i supermercati iberici hanno battuto i loro record settimanali e giornalieri in ognuna delle ultime due settimane”, raggiungendo battute di cassa di molto superiori rispetto al Natale o a qualsiasi altro periodo dell’anno.

“Malgrado i prodotti più ricercati siano stati la carta igienica, il latte e il pollo, gli spagnoli - precisa Borras - hanno acquistato anche frutta e verdura in modo compulsivo e a livelli ben superiori alle loro esigenze. I retailer si stanno a poco a poco rendendo conto che il coronavirus è una lunga guerra e che tutti dobbiamo lavorare insieme. Anche i grossisti, alcuni dei quali stanno comprando più prodotti dall’estero, stanno lentamente comprendendo che si tratta di una crisi globale e che le restrizioni alla circolazione delle persone saranno applicate quasi ovunque”.



Ma il boom degli ordini è una tendenza che, soprattutto negli ultimi 15 giorni, si è verificata un po’ in tutti i Paesi dell’Europa. “I fornitori di frutta e verdura spagnoli - prosegue l’editoriale - non sono stati in grado di coprire il 100% della valanga di ordini che hanno ricevuto, ma si sono avvicinati di molto. Hanno consegnato il 20-30% in più dei volumi che solitamente si distribuivano in questo periodo dell'anno. Per ora si è lavorato a un ritmo veloce in tutte le zone della Spagna, senza però riscontrare significativi problemi di personale sia nei campi che nei magazzini. Ci ha aiutato il fatto che il 95% dell’ortofrutta spagnola che viene distribuita in Europa proviene dalle regioni di Valencia, Murcia e Andalusia, le quali ad oggi rappresentano poco più del 10% del numero totale di persone infette. Abbiamo dovuto affrontare, tuttavia, problematiche logistiche per i container destinati all'Asia e per i trasporti su gomma a causa delle code alle frontiere dell’Italia, dell’Austria, della Repubblica Ceca e della Slovacchia”.

E, ora, il futuro è tutto un’incognita e le principali paure sono rivolte agli aspetti del lavoro e dei maggiori costi a carico delle aziende ortofrutticole. “I lavoratori nei campi e nei centri di confezionamento sono autorizzati a lavorare, ma temiamo che la forza lavoro inizierà a diminuire a causa della necessità di prendersi cura dei bambini a casa. Fino ad oggi, non siamo a conoscenza di dipendenti di aziende confezionatrici che risultino positivi al coronavirus, ma se ciò dovesse accadere potrebbe rendere il problema più importante. Inoltre, ci aspettiamo una maggiore resistenza ad andare al lavoro da parte degli addetti al confezionamento, per via della paura di essere infettati mentre operano in prossimità dei loro colleghi”. 

Da quando il governo spagnolo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, sabato 14 marzo, i magazzini hanno limitato l'ingresso al personale non necessario ed applicato misure di distanziamento tra i dipendenti. “Al fine di ridurre al minimo il rischio di infezione, alcune aziende si stanno preparando per organizzare la giornata su due turni, destinando meno personale per ognuno di questi - conclude Borras - Il settore si sta già trovando a sostenere costi aggiuntivi che influiranno direttamente e progressivamente sulla produttività delle operazioni di raccolta e confezionamento. Un altro aspetto degno di nota è che sempre meno camion stanno tornando in Spagna e, di conseguenza, le aziende ortofrutticole potranno subire aggravi di spesa”.


Foto: Efeagro - Javier Etxezarreta

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