Aglio, come il Covid-19 sta condizionando il mercato

Delfanti: «Prezzi su del 40-50%. Ma a maggio l'offerta potrebbe mancare»

Aglio, come il Covid-19 sta condizionando il mercato
Il coronavirus ha bloccato l’export di aglio della Cina - primo produttore mondiale - andando allo stesso tempo a favorire l’approvvigionamento in Spagna, principale Paese europeo di produzione del bulbo, e in Argentina. La corsa all’acquisto verso questi due mercati ha avuto l’effetto di alzare i prezzi del 40-50% durante gli ultimi due mesi. 

“Gli operatori cinesi hanno stoppato le esportazioni nel mondo a fine gennaio, dopo il blocco totale delle loro attività. Così i Paesi che tradizionalmente importavano aglio dalla Cina, quali ad esempio l’Australia, gli Usa, il Brasile e il Sudafrica, si sono rivolti tutti alla Spagna e all’Argentina e ciò ha fatto sì che i prezzi del prodotto a livello globale salissero in maniera considerevole da metà febbraio in avanti”, spiega a Italiafruit News Francesco Delfanti, imprenditore dell’omonima azienda piacentina e consigliere di Fruitimprese per il settore dell’aglio.

“Qui in Europa il culmine lo si sta toccando proprio in questi giorni, con l’esaurimento delle scorte in tutti i magazzini spagnoli”, prosegue l’operatore riferendosi ai prezzi di acquisto del prodotto spagnolo, il quale condiziona inevitabilmente anche le quotazioni dell’aglio nazionale. 



Lo svuotamento dei magazzini sul territorio iberico significa che la campagna europea dell’aglio è destinata a terminare tra qualche settimana. “Già a maggio potrebbero esserci problemi di mancanza di prodotto sul mercato europeo - conferma Delfanti - Noi operatori sappiamo che la prossima stagione, che partirà a fine maggio-giugno, potrebbe essere influenzata negativamente dalle potenziali giacenze della Cina”.

Nell’ultimo mese, intanto, le vendite delle aziende italiane in Europa hanno registrato un trend regolare rispetto allo storico, dopo l’impennata di fine febbraio-inizio marzo che ha riguardato questo articolo a lunga conservazione. 

“Il settore nazionale si sta preparando alla stagione 2020/21 - conclude Delfanti - Le coltivazioni si presentano attualmente in ottimo stato, con le raccolte che si terranno da fine maggio a luglio. Gli ettari seminati in Italia sono in linea con l’anno precedente. Per ora negli impianti non ci sono stati grossi problemi, ma è ancora presto per dire come sarà la qualità”.

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