«Crisi melanzane, la colpa è dell'import»

L'azienda Tre B di Vittoria: «Siamo al collasso. Non si può lavorare sottocosto»

«Crisi melanzane, la colpa è dell'import»
“Il mercato delle verdure quest'anno è stato soddisfacente solo durante i mesi di lockdown. Poi, non appena sono state riaperte le frontiere e le attività, è completamente crollato”: così Davide Burrafato dell'azienda Tre B di Vittoria (Ragusa), produttrice di melanzane e pomodori, commenta la grave crisi che interessa il settore orticolo nazionale. 

Una crisi che, a suo avviso, è determinata innanzitutto dall’abbondanza di offerta causata dall’importazione: “Gli operatori italiani, una volta finito il lockdown, sono ritornati ad importare melanzane e pomodori in barba agli slogan sull'italianità che tutti facevano fino a poche settimane prima. Non è un caso che proprio quando non avevamo la concorrenza dell’estero, il mercato rispondeva benissimo”.

"Da almeno 50 giorni a questa parte, quindi da quando è iniziata la Fase 2, i prezzi di tutte le varietà di melanzane - evidenzia Burrafato - sono crollati e hanno raggiunto valori nettamente inferiori ai costi di produzione. Stiamo parlando di 10-30 centesimi di euro il chilo al Mercato di Vittoria a fronte dei 70-80 centesimi minimi di cui avevamo bisogno per proseguire il nostro lavoro. Qui in Sicilia la campagna è quindi terminata al collasso!”.



"Anche coi pomodori, le quotazioni di partenza si aggirano su valori bassissimi da molte settimane. Al Mercato locale il ciliegino sta quotando da 40 a 50 centesimi di euro il chilo. Ma tanta merce rimane invenduta per diversi giorni e, per evitare che finisca al macero, le industrie la comprano a 10-20 centesimi di euro il chilo".

L’Italia dovrebbe proteggere e salvaguardare la propria agricoltura, come osserva Burrafato. A maggior ragione in questo periodo di emergenza sanitaria disastroso per il commercio delle verdure. “Noi produttori italiani notiamo poca attenzione da parte di molti operatori che continuano a dare spazio alle produzioni estere di Spagna, Turchia, Grecia, Marocco che, tra l’altro, spesso entrano senza nemmeno essere controllate”. 

“Paghiamo le tasse in Italia, dobbiamo garantire un reddito ai nostri lavoratori e prodotti sani e sicuri ai consumatori. La merce di origine italiana va comprata e pagata il giusto - conclude -Altrimenti il sistema produttivo non può che collassare”.

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