Mercato di Aversa, l'agonia continua

Blocchi stradali degli operatori e polemiche in Comune per la struttura chiusa da nove mesi

Mercato di Aversa, l'agonia continua
Non c'è pace per il mercato ortofrutticolo di Aversa, chiuso da ottobre 2019 a causa di lacune strutturali e igieniche. Concessionari e grossisti sono sempre più esasperati e dopo aver occupato all'inizio dell'anno la piazza del Municipio con i camion entrando di forza nella sala consiliare, nei giorni scorsi sono tornati a manifestare in maniera clamorosa: un folto gruppo ha infatti bloccato viale Kennedy, lungo la “Variante” del comune campano, mandando il traffico cittadino in tilt.


I problemi sono molteplici e per poter riaprire la struttura chiusa dopo un blitz di carabinieri e Nas, oltre che di ispettori dell’Asl, il Comune chiede il pagamento degli arretrati. Ma le opposizioni difendono gli operatori e accusano l'amministrazione di immobilismo. La consigliera Olga Diana, presidente della commissione speciale per il mercato, parla di "lentezze e inadempienze a monte che hanno fatto il paio con quelle riscontrate a valle a seguito dell’affidamento dei lavori alla ditta aggiudicataria dell’appalto per l’adeguamento del mercato ortofrutticolo”. 

E aggiunge: "Avevo richiesto ai dirigenti competenti la documentazione completa attestante la cronistoria del mercato ortofrutticolo, per aver un quadro chiaro in merito alle responsabilità pregresse e ai diritti e ai doveri di ciascuna delle parti in causa, ma, a riguardo, non ho avuto una formale risposta". Il coronavirus, inoltre, ha contribuito a rallentare le operazioni.


Olga Diana

Lunga la lista di lavori da effettuare per poter consentire la riapertura, tra cui la sistemazione degli impianti fognari. Il recente via libera del comando provinciale dei Vigili del fuoco al piano antincendio per il mercato aversano, che garantisce lavoro a circa 500 persone tra addetti diretti e indotto, non è considerato sufficiente per riaprire. Alcuni operatori - scrive la stampa locale - si sarebbero organizzati in capannoni privati dove continuerebbero ad esercitare la compravendita all’ingrosso border-line.

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