Patate e cipolle, i prezzi sono demoralizzanti

Quotazioni all'origine molto basse in Emilia-Romagna. L'agronomo Zannoni: «Sentiment negativo»

Patate e cipolle, i prezzi sono demoralizzanti
Partenza di campagna poco entusiasmante per i produttori di patate e cipolle dell’Emilia-Romagna, condizionata da prezzi all’origine che si stanno posizionando su livelli molto bassi. Le raccolte dei tuberi sono praticamente terminate in tutti i principali areali della Regione, mentre quelle dei bulbi sono in pieno svolgimento e dovrebbero concludersi nella prima parte di settembre.

Per i pataticoltori emiliano-romagnoli, il problema principale è stato generato anche quest’anno dalle larve di elateridi, o ferretti, che in tantissimi impianti hanno “forato” una parte delle produzioni rendendole non commercializzabili sul mercato del fresco. “La raccolta si è caratterizzata per buone rese ad ettaro ed elevate le caratteristiche qualitative, a partire dal contenuto di sostanza secca”, dice a Italiafruit News l’agronomo Fabio Zannoni (Cab Massari) che opera nel comprensorio del Ravennate.



“I produttori di patate convenzionali sono però sempre più demoralizzati - prosegue - in quanto sanno di non avere più la possibilità di difendersi dal ferretto, pertanto è ipotizzabile aspettarsi per il 2021 una riduzione consistente delle superfici a favore di mais, sorgo o grano, colture meno costose ed impegnative, soprattutto se le quotazioni dei tuberi continueranno a rimanere basse. Nel Ravennate si parla, oggi, di 0,12-0,15 euro il chilo contro i 0,22-0,25 euro il chilo che si spuntavano nell’annata precedente”.

Le quotazioni all’origine delle nuove cipolle locali sono scese in maniera ancora più accentuata delle patate, oscillando in questi giorni tra 0,07 e 0,09 euro il chilo. “I volumi sono buoni e anche la qualità dei bulbi è generalmente elevata - precisa Zannoni - Ma la buona disponibilità, combinata ai prezzi molto scarsi del periodo, porta a pensare che alcuni lotti che presentano problemi fitosanitari (batteriosi, marciume, ecc.) potrebbero non essere nemmeno raccolti. Il sentiment dei produttori è quindi negativo”.

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