Packaging, l'ortofrutta alla guida dell'innovazione green

Retailer pronti ad investire in ricerca e comunicazione dei nuovi materiali sostenibili

Packaging, l'ortofrutta alla guida dell'innovazione green
Se il packaging orienta sempre di più le scelte dei consumatori, l’innovazione per la sostenibilità parte dal settore ortofrutticolo. A sottolineare il ruolo rivestito dal comparto è stata la seconda edizione dell’Osservatorio Packaging del largo consumo, realizzato nei giorni scorsi da Nomisma in collaborazione con SpinLife.

“Si investe a partire dall'ortofrutta, i cui consumi sono aumentati in maniera esponenziale durante il lockdown: in futuro vedremo molto più cartone e film senza pvc, ma anche confezioni identiche per i canali offline e online - ha spiegato Valentina Quaglietti, analista di Nomisma e coautrice dell'Osservatorio packaging  - Occorrerà però comunicare questo impegno al pari dei prodotti e della loro provenienza: il periodo storico ci dice infatti che cresce la sensibilità verso confezioni meno impattanti, per il consumatore importanti quanto la filiera. C'è chi sta già pensando a etichette ad hoc come il bio, dove le ricerche ci dicono che si è disposti a spendere di più per una certificazione di qualità”.



Trend confermati anche dalla presentazione “Lo shopper di fronte allo scaffale” a cura di Nicola De Carne di Nielsen, che vede la verdura al quinto posto tra le categorie al top per numero di confezioni utilizzate e l’ortofrutta al terzo posto tra le categorie merceologiche più green, con una percentuale del 25,5% del giro d’affari generato, collocata subito dopo i prodotti per la cura della casa e della categoria freddo.

Nell'analizzare “La sostenibilità nelle strategie della Gdo – Il ruolo del packaging” Silvia Zucconi, responsabile business intelligence di Nomisma, ha sottolineato come nell’evoluzione dei consumi food post-Covid, il 39% dei consumatori sceglie un pack a basso impatto ambientale.


Ma quali sono i fattori che rendono un imballaggio veramente sostenibile? Secondo Nomisma, prima di tutto c’è la sua riciclabilità effettiva, ritenuta fondamentale da un giudizio medio di 9,3 su 10; seguita da materie prime da fonti vegetali o rinnovabili al suo interno (8,4 su 10) e dalla riciclabilità percepita dal consumatore (8,2 su 10). Le altre caratteristiche che contribuiscono alla sostenibilità del packaging sono le basse emissioni di anidride carbonica del pack, il materiale riciclato al suo interno e le bio-plastiche nel tappo o nei materiali della confezione.

L’impegno della Gdo

Come spiega la società di consulenza, la tendenza generale delle insegne italiane - all'iniziativa hanno partecipato Coop, Conad, Bennet, Esselunga, Despar, Carrefour, Pam, Md e Gruppo Gabrielli - è dunque quella di ridurre l’utilizzo di plastica vergine e la sgrammatura delle confezioni, oltre a sostituire la plastica vergine con materiali riciclati, riciclabili, da fonti rinnovabili e a passo impatto anidride carbonica.
Ad influenzare i trend di scelta per il confezionamento, rientra anche una nuova esigenza data dall’emergenza sanitaria che ha portato i consumatori a preferire prodotti confezionati a discapito dello sfuso.
Dai dati emerge l’impegno costante della Gdo nei confronti della sostenibilità, tematica affrontata dal 100% degli operatori. Il packaging è infatti ritenuto un “attributo non direttamente legato al prodotto ma qualificante rispetto al tema della sostenibilità ambientale del prodotto”.




Ma cosa sta facendo la Gdo per cambiare? Il 78% delle insegne è già impegnato a intraprendere azioni volte ad alleggerire il packaging con la sgrammatura delle confezioni o a preferire pack con materiali riciclati, come la plastica. Il 67% delle aziende sceglie di ridurre l’imballaggio in eccesso e ad introdurre pack con materiali da fonti rinnovabili come la carta; mente il 56% dei retailer ha deciso di utilizzare nelle proprie confezioni pack con materiali da fonti rinnovabili come la plastica ricavata da fonti vegetali. Infine, il 44% delle catene ha optato per pack con materiali a ridotte emissioni di anidride carbonica.
Un po’ diversi di trend per gli assortimenti online di tutte le insegne della Gdo: in questo caso il rivestimento dei prodotti non rappresenta ancora un elemento decisivo nelle scelte.

Packaging, un valore da trasmettere con la comunicazione



Il packaging riveste un ruolo molto importante anche dal punto di vista della comunicazione: il 44% delle insegne concentrerà la propria comunicazione sul confezionamento sostenibile, in particolare sulla riduzione del pack in eccesso, sulla riduzione di utilizzo di plastica vergine e sull’utilizzo di materiali da fonti rinnovabili.
“Le grandi insegne dimostrano di avere piani precisi per garantire un impegno che abbracci anche la logistica e naturalmente il cibo proposto – aggiunge Quaglietti - ciò che invece ha stupito maggiormente è che gli italiani non sono ancora disposti a spendere di più per confezioni green. In qualche modo si aspettano come dovuto questo presupposto, visto anche l'impegno nello smistare plastica, carta, vetro o alluminio delle confezioni di prodotti”.

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