Emergenza Popillia japonica, parte progetto di contrasto

Emergenza Popillia japonica, parte progetto di contrasto
Lotta biologica a basso impatto ambientale e un vademecum per far fronte a livello europeo alla problematica fitosanitaria legata alla Popillia japonica. Questi gli obiettivi che il Crea, con il suo centro di Difesa e Certificazione, è chiamato a centrare nell’ambito del progetto "Ipm Popillia" per il contrasto del coleottero giapponese, una specie aliena che dal 2014 ha invaso il nord Italia, infestando ad oggi un’area pari a 7500 km2. Ogni anno si stima un avanzamento del fronte di infestazione di diversi km, data la buona capacità di volo dell’insetto, con consistenti danni per l’agricoltura. Nel 2019 è stato, inoltre, inserito dalla Commissione Europea nella lista degli organismi dannosi prioritari. Ed è proprio sulle più efficaci modalità di contrasto che si stanno confrontando in questi giorni esperti nazionali e internazionali, in occasione del primo Kick-off meeting di progetto, in corso dal 14-16 ottobre 2020 a Firenze.   

La Popillia japonica ha un’alta capacità infestante: può attaccare oltre 300 piante tra erbacee, arbustive ed arboree, spontanee (come alcune essenze forestali)  o coltivate (es. alcune pomacee, drupacee, microfrutti, vite), colpendo sia le radici (preferibilmente di graminacee), sia la parte aerea (fiori, foglie e frutti), di cui si nutrono rispettivamente le larve e gli adulti. Le conseguenze sono devastanti con danni nei prati polifiti perenni (prati composti da più specie foraggere coltivate) in termini di perdita di produzione di fieno, nei campi da calcio e nei campi da golf. Inoltre, alla riduzione della fruttificazione e della qualità della frutta, si aggiunge una defogliazione reiterata sulla stessa pianta, in grado di provocare, a lungo andare, il deperimento della stessa pianta colpita, esponendola a rischi di ulteriori attacchi da parte di altri parassiti. Infine, sono stati riscontrati danni legati anche all’azione degli animali predatori delle larve di Popillia japonica, quali la rottura del cotico erboso nei prati polifiti perenni.  Si tratta dello strato più in superficie, alimento per animali pascolanti, risorsa in grado di garantire la protezione del suolo e l’accumulo di sostanza organica fondamentale per la fertilità. Ancora oggi non è stato stimato l’ammontare dei danni in Europa, ma per gli Stati Uniti si stimano danni per 450 milioni di dollari all’anno.    

Nello specifico il Crea, oltre a stilare il vademecum con la profilassi fitosanitaria, si occuperà principalmente di lotta biologica ed a basso impatto ambientale attraverso l’impiego di nematodi (organismi vermiformi microscopici che penetrano all’interno dell’insetto, uccidendolo attraverso dei batteri) e funghi entomopatogeni (funghi che colonizzano e uccidere attraverso la produzione di micotossine) e di reti insetticide.   

Il progetto, recentemente finanziato dal programma europeo Horizon 2020 (per il bando New and emerging risk to plant health) vede la partecipazione di un consorzio di 13 partner europei, tra cui 4 italiani (Crea, Università di Siena, Settore Fitosanitario della Regione Piemonte, Vignaioli Piemontesi).   

Fonte: Crea