Covid, tutti i timori dell’ingrosso

Da Brescia parla Papetti: «Non si commetta più l'errore di chiudere i mercati rionali»

Covid, tutti i timori dell’ingrosso
I grossisti lombardi sono preoccupati per l’evoluzione della pandemia. Si teme che, come accaduto a marzo e aprile 2020, le amministrazioni locali possano decidere la chiusura dei mercati rionali all’aperto. “Uno scenario che va assolutamente evitato”, come spiega a Italiafruit News il grossista Danilo Papetti (foto di apertura) che opera all’interno del Mercato ortofrutticolo di Brescia.

“Se i mercati rionali chiuderanno, ne vedremo delle belle. Qui a Brescia, infatti, il 70% dei volumi di vendita dell’ortofrutta passa attraverso gli ambulanti - sottolinea - In Lombardia il coronavirus sta circolando soprattutto sui mezzi pubblici, mentre situazioni di mercati all’aperto con ingressi contigentati e controlli delle forze dell’ordine non possono essere viste come un problema”. 

“Ritengo inoltre che sia sbagliato chiudere i bar e i ristoranti alle ore 18: se queste attività commerciali garantiscono le condizioni di distanziamento ed igiene è giusto che possano restare aperte. La situazione dell’Alto Adige, che può posticipare l’orario di chiusura alle 22, fa poi pensare: questo territorio è parte dell’Italia o dell’Austria?”.


Mele Golden in vendita nel posteggio della Papetti srl

Ma andando oltre ai pensieri personali, Papetti tiene a rimarcare come il momento attuale, per la categoria dei grossisti, non sia certo brillante. “Bene o male stiamo lavorando, ma con numeri più bassi dello stesso periodo dell’anno scorso”, prosegue Papetti che è specializzato nel commercio di frutta. “La classe media va sempre più alla ricerca del risparmio. La crisi economica aumenta e quando in una famiglia mancano i soldi, si tende a risparmiare subito sul cibo. Poi è chiaro che il mercato, per fortuna, è composto anche da una fascia di consumatori che può permettersi di pagare prezzi stratosferici per avere una novità come il kiwi a polpa rossa, solo per fare un esempio”.

Tra i prodotti premium si distingue per volumi di vendita il pomodoro di alta qualità siciliano, a marchio Tania, che Papetti commercializza tutto l’anno. “Mercoledì mattina, 28 ottobre, ho piazzato 180 colli (padelle da 4-4,3 chili) di datterino a una media di 4,5-5 euro il chilo. Col ciliegino si scende invece a 3-3,5 euro il chilo, un prezzo comunque buono”. 

Si registrano performance positive anche per l’uva senza semi di alta qualità: “La vendita del prodotto pugliese sia rosato sia bianco sta andando abbastanza bene. Questa settimana ho venduto infatti una decina di pedane con prezzi che sono oscillati da 2,6 a 3,3 euro il chilo a seconda della qualità. Da quando hanno riaperto le scuole, le persone si sono progressivamente orientate sulle seedlees e hanno ridotto i consumi delle varietà tradizionali”.


Pomodoro (marchio Tania) in raccolta a Portopalo di Capo Passero (Sicilia) presso l'azienda di Lupo Sebastiano 

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