«Biodinamico, chi non sa dovrebbe tacere»

Rebecchi (Agricola Biologica San Francesco): preserva il suolo e riduce i costi ambientali

«Biodinamico, chi non sa dovrebbe tacere»
"Dopo il polverone sollevato dalle dichiarazioni della senatrice Cattaneo ho cercato per molto tempo un articolo che rispondesse in modo sufficientemente esaustivo alle banali conclusioni sue e di tutta la schiera di giornalisti, evidentemente grandi esperti di agricoltura, che le hanno dato eco: non trovavo dichiarazioni abbastanza aderenti al mio pensiero nemmeno fra quelle dei protagonisti del settore, fino a quando mi sono imbattuto in un articolo di Micromega. Ecco, qui sono condensati e spiegati i motivi per cui chi non conosce il biologico e il biodinamico farebbe bene a tacere". Inizia così la mail inviata alla nostra redazione da Vainer Rebecchi (foto sopra), socio di Agricola biologica San Francesco che produce pere, mele e asparagi biologici e biodinamici (certificati Demeter) a Ravarino, in provincia di Modena.


La senatrice Cattaneo

Ma quali sono i passaggi di Micromega cui fa riferimento il lettore? "Ammettiamo pure che i preparati biodinamici dileggiati dalla Cattaneo siano pura stregoneria", si legge nell'articolo firmato da Piero Bevilacqua. "Che cosa accade in concreto nelle aziende agricole in cui vengono applicati? Quali danni producono alla terra? In realtà tanto il corno letame, sciolto in acqua e spruzzato al suolo, che il compost da cumulo – le pratiche dominanti di fatto nelle aziende biodinamiche – vengono utilizzati per fertilizzare la terra, per iniziare il ciclo produttivo arricchendo il suolo di sostanza organica. E che cosa avviene nelle aziende ad agricoltura industriale? Si sparge il concime chimico, poi si ara e si semina, più avanti, al primo spuntare delle piantine, si ricorre ai diserbanti, per impedire la crescita di erbe spontanee e infine, se insorgono malattie fungine o arrivano i parassiti, si ricorre ai fitofarmaci e ai pesticidi".

"La differenza di fondo fra le due agricolture - conviene Rebecchi - sta tutta qui, con conseguenze enormi sul piano della qualità dei prodotti, della cura del suolo e dell’ambiente, del consumo di risorse, del riscaldamento climatico che la Cattaneo sembra del tutto ignorare. Gli agricoltori biodinamici hanno tratto insegnamenti dagli studi scientifici sull’humus che in Germania sono fioriti per tutta la prima metà del ‘900. In un ambiente culturale fecondato dalla nascita della chimica agraria ad opera di Justus von Liebeg e anche per opposizione alla teoria mineralogica, lo studio del suolo è diventato il cuore della ricerca agronomica. Una tendenza accresciuta da ciò che nei primi anni ‘30 accadde negli Usa, dove le Grandi Pianure dell’America centrale, un tempo pascoli poi coltivati a grano, furono spogliate del loro top soil per la siccità e le tempeste di vento, mettendo in ginocchio l’agricoltura di interi Stati".



La pratica dei biodinamici, in altre parole, è quella di una "agricoltura circolare, nella quale si cerca di limitare al minimo gli input esterni, conservando la base stessa della pratica agricola: la fertilità del suolo".

L'articolo ricorda anche che "una ricerca pubblicata su Science il 31 maggio 2002 che comparava 21 anni di raccolti di aziende biodinamiche, biologiche e convenzionali mostrava un meno 20% di prodotto delle prime, ma meno tra 33% e 53% di consumo di energia e fertilizzanti e meno 97% nell’uso di pesticidi".

E incalza: "Che cosa accade invece al suolo nell’agricoltura industriale? La prolungata concimazione chimica – a cui si sono aggiunti negli ultimi decenni i diserbanti – ha col tempo effetti a cascata di distruzione e degenerazione molteplici. Il terreno con gli anni si riempie di metalli pesanti, perde sostanza organica, diventa un habitat artificiale in cui le piante si ammalano facilmente rendendo necessario il ricorso ad altra chimica in fitofarmaci e pesticidi".

Ecco allora che "la qualità dei prodotti agricoli e ortofrutticoli degrada perché le radici non si nutrono più di sostanza organica con tutta la sua ricchezza e biodiversità di microflora e microfauna, ma dei sali minerali dei fertilizzanti. Naturalmente se il luogo dove si produce il cibo per gli uomini diventa così alterato, non solo si danneggiano le falde idriche, si uccidono uccelli ed insetti impollinatori, ma, come ha ricordato l’Agenzia Europea dell’Ambiente, la contaminazione del suolo per l’uso dei fertilizzanti chimici e i residui dei fitofarmaci può entrare nella catena alimentare, minacciare la salute umana, risultare tossica per gli organismi viventi che vi dimorano”.



Non è tutto. Stando all'articolo richiamato dal nostro lettore "il suolo, considerato dall’agricoltura industriale un mero supporto neutro, privato di sostanza organica, diventa soggetto a processi di erosione irreversibile". 

Infine, l’agricoltura industriale si regge su un bilancio energetico drammaticamente passivo: "Per concimare chimicamente il terreno si scavano e devastano vasti territori per estrarre fosfati o potassio e si consumano immense, crescenti quantità di petrolio".

E allora, conviene Rebecchi, su che basi la Cattaneo afferma che i prodotti da agricoltura biologica “non hanno migliori caratteristiche nutrizionali, né hanno migliore cura dell’ambiente? Ne hanno i prodotti dell’agricoltura integrata da lei propugnata? Un modello agricolo che si limita ad attenuare il peso della chimica e degli input esterni nella produzione, ma è tutta interna al paradigma dell’agricoltura industriale e capitalistica. E come fa a sostenere che i prodotti biologici “non hanno nulla di più se non il prezzo”? Non sa la senatrice che i prezzi commerciali, soprattutto di beni agricoli, dipendono solo in parte dai produttori? Non sa quanti costi ambientali sono nascosti in quei prezzi? Non la riguarda che gli ortaggi e la frutta meno cari sul mercato sono il frutto del lavoro semischiavile dei migranti, diventato ormai un fenomeno mondiale?".

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