CONAD, OK GIRO D'AFFARI E PRIVATE LABEL MA L'ARTICOLO 62 SOTTRAE FONDI E RIDIMENSIONA GLI INVESTIMENTI

CONAD, OK GIRO D'AFFARI E PRIVATE LABEL MA L'ARTICOLO 62 SOTTRAE FONDI E RIDIMENSIONA GLI INVESTIMENTI
Nell'anno nero della distribuzione, che perde terreno rispetto al 2012 (iper e super -1,4% a totale rete comprensiva delle nuove aperture, spesa delle famiglie a -1,8%, stando ai dati Symphony Iri), Conad si conferma realtà tra le più competitive (11,5 miliardi di euro di giro d'affari, +5,4% sul 2012 e quota di mercato dell'11,3%, fonte Nielsen Largo Consumo) rafforzando la leadership nel canale supermercati (18,2%, più 0,6% sul 2012), nei negozi di prossimità (14,4%, più 0,3%, sempre dati Nielsen) e ribadendo il valore strategico della marca commerciale, cresciuta di 1,26 punti e forte ora di una quota del 26,3% sul largo consumo confezionato contro il 19,2% del "Mercato Italia" (fonte Symphony).
Sempre nel 2013 le vendite di prodotti Conad balzano del 13%, facendo segnare un fatturato di 2,4 miliardi di euro a fronte dei 2,1 miliardi di dodici mesi prima. Cresce la superficie di vendita (1,7 milioni di metri quadri), ma flettono i punti vendita, che a fine anno saranno 30 in meno del 2012, in tutto 3.037.

Filiera, ortofrutta regina della frammentazione
I vertici del gruppo hanno colto l'occasione della conferenza stampa di ieri a Milano per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Nel mirino l'esagerata pressione promozionale alimentata dall'industria di marca "che ormai fa leva solo sugli sconti e rende carta straccia i listini", l'articolo 62 "che ha fatto il gioco delle banche", gli elevati costi della logistica, la filiera troppo frammentata. Con una "menzione" speciale, su quest'ultimo punto, proprio per l'ortofrutta: "Il 95% di frutta e verdura venduta da Conad è italiana, il resto sono banane ananas e altre primizie", ha detto il direttore generale Francesco Pugliese. "Ma attenzione, non è detto che il made in Italy sia migliore e costi meno di quello straniero, complice una filiera più cara del 35% di quelle dei principali Paesi competitor; per le arance abbiamo 30 diversi fornitori, E.Leclerc in Spagna ne ha 3. Altro che piccolo è bello: servono aggregazioni, soprattutto tra produttori, o non si va da nessuna parte...".



Articolo 62, pollice verso

Pesante il giudizio sull'articolo 62: "Ci hanno rimesso tutti tranne le banche, che hanno potuto rientrare delle loro esposizioni con l'industria. Una normativa nata perché alcune multinazionali della distribuzione pagavano in ritardo che ha finito per fare di tutta l'erba un fascio: in realtà il problema dei tempi di pagamento era principalmente a monte della filiera, e dunque per il mondo agricolo l'art 62 può benissimo rimanere. Ma nei rapporti tra distribuzione e industria alimentare andrebbe ripristinata la clausola "salvo diverso accordo tra le parti". Bisogna riveder la norma puntando sulla puntualità dei pagamenti perché oggi nella Gd e nella Gdo appena un'azienda su sei rispetta i termini di pagamento. Ed è indispensabile una semplificazione".
C'è un accordo di massima tra i principali player della distribuzione e non solo, ha spiegato Pugliese, per sedersi attorno a un tavolo e cercare condivisione su linee guida utili a rivedere l'impostazione del provvedimento.



Investimenti confermati ma in tempi più lunghi

Confermati gli investimenti per il futuro, ma il piano strategico per il triennio 2011-2014 (770 milioni di euro finalizzati a 20 nuove aperture e 5.800 assunzioni) "ha subito un rallentamento proprio a causa dell'applicazione dell'articolo 62, che ha distolto dalla casse di Conad oltre 450 milioni di euro", ha detto il direttore generale.
Il Consorzio in ogni caso continua a investire e lo fa soprattutto nelle aree Nielsen 2,3 e 4, dove si rivela al top per competitività e redditività.



"Rispolverare" il concetto di convenienza
Pugliese ha parlato anche di modernità dei punti vendita italiani e di come interpretare e proporre il fattore convenienza. "I metri quadri, dal punto di vista quantitativo, sono in linea con quelli dell'Europa, ma debbono essere riattualizzati. Partendo dal presupposto che è fondamentale offrire convenienza. Convenienza che non è solo legata al prezzo ma, come si legge nel vocabolario, sta a significare l'incontro, la conformità, l'armonia tra il commerciante ed il cliente. Questa deve essere la vera visione del nostro business, in grado di differenziarci dai nostri competitor: dobbiamo fornire una piacevole esperienza di shopping experience, assicurare il corretto rapporto qualità prezzo in un ambiente piacevole, proporre promozioni, garantire la piena disponibilità dell'assortimento. Facciamo commercio al dettaglio. Quindi, dobbiamo avere cura dei dettagli...".



Redditività, forbice ampia tra industria e distribuzione
Nel corso della conferenza stampa Conad ha evidenziato che la redditività netta della grande distribuzione, in Italia, è molto più bassa rispetto a quella dell'industria di marca: 0,7 per la prima, 7,4 per la seconda (fonte Mediobanca). "L'industria di marca ha aumentato i prezzi che la distribuzione non ha scaricato sul consumatore assolvendo il compito di tutelare il potere d'acquisto", il commento di Pugliese.

Pressione promozionale al top
Altro tema caro a Conad, la pressione promozionale: sul punto si è soffermato Giuseppe Zuliani, direttore marketing e private label, che dopo aver parlato del progetto "Bassi e fissi" (con cui le 30 categorie ritenute più importanti dagli italiani vengono messe in vendita, una volta selezionate, con uno sconto medio del 34%, abbattendo i limiti temporali delle offerte) ha sottolineato che "l'industria di marca ha letteralmente azzerato gli investimenti in comunicazione e aumentato a dismisura le promozioni".
Una pressione promozionale attestata al 30% che ha generato 686 milioni di euro di risparmio per i clienti Conad.
Confermati anche per il 2014 ingenti investimenti in comunicazione del sodalizio, con un occhio di assoluto riguardo per la private label. (m.a)

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