Castagne: il cinipide dimezza la produzione, ma c'è speranza

Il vicepresidente Areflh Trentini all'incontro europeo di Leon. Produzione e export, i dati

Castagne: il cinipide dimezza la produzione, ma c'è speranza
Leon (Spagna) ha ospitato dall’11 al 13 settembre il 5° incontro europeo della castagna che ha richiamato delegati da 10 Paesi e 3 continenti per confrontarsi su andamento produttivo, commerciale e problematiche della coltura, a partire naturalmente dal cinipide (o vespa) del castagno, che tanti guai ha causato e sta causando anche in Italia. Tra i relatori dell’incontro c’era il vicepresidente di Areflh Luciano Trentini, al quale chiediamo di sintetizzarci l'esito della tre giorni iberica.
Anche quest’anno l’incontro europeo del castagno, ha suscitato notevole interesse fra gli operatori del settore  provenienti da una decina di paesi.  Europei, asiatici e dell’America del Sud, i delegati hanno superato le 160 presenze.  Dopo la delegazione spagnola, ovviamente la più numerosa, con presenze da tutte le principali aree castanicole del Paese, quella più nutrita è stata la portoghese. Questi due Paesi continuano a dimostrare forte interesse per questa specie, con nuovi piani di investimento previsti per migliaia di ettari nei prossimi anni per far fronte alle richieste del mercato. Anche i francesi hanno dimostrato un forte interesse per questo incontro insieme  ai  produttori e commercianti dell’Est europeo (Ungheria, Bosnia, Macedonia) fra i nuovi Paesi fornitori, ma erano presenti anche delegazioni asiatiche dalla Cina e dalla Corea e dal Cile.
La delegazione italiana, non era molto numerosa, per la quasi concomitanza con l’appuntamento nazionale di Viterbo del 22 e 23 settembre, ma qualificata; sono intervenuti soprattutto costruttori di tecnologie per la raccolta e la conservazione delle castagne, ma anche acquirenti di castagne che ormai hanno fatto di questo convegno un appuntamento per incontrarsi, discutere delle problematiche del settore e concludere transazioni commerciali.   
   





Trentini, qual è in sintesi il quadro produttivo e commerciale emerso per i principali Paesi competitor dell'Italia?
Dalle analisi emergono, per quanto riguarda la produzione di questi ultimi anni i danni causati dalla presenza della vespa cinese che in Italia, ma anche in Francia, fa sentire il proprio peso limitando la produzione anche in maniera sostanziale in alcune aree dei Paesi produttori. Complessivamente sono stati circa 130.000 gli ettari coltivati a castagne e marroni nel 2012 in Europa. Un dato che potrebbe essere sottostimato in quanto nel caso di forte richiesta del mercato,  la superficie  raccolta aumenta. Spagna, Portogallo e Italia sono i principali protagonisti ma l'Italia, a causa del Cinipide, si sta trasformando da Paese esportatore a importatore. 
Anche se le importazioni in Europa sono sostanzialmente  stabili, è aumentato il valore delle merci per effetto dell’aumento del prezzo medio unitario che oggi può superare i 3,5 euro il chilo. Oggi non importiamo solo dai classici Paesi esportatori di castagne come Cina, Turchia, Spagna, Portogallo, ma anche da Bosnia, Macedonia, Albania e altri ancora per continuare a rifornire quella industria di trasformazione che oggi è in grado di garantire ai consumatori prodotti eccellenti come marron glacé, creme e farine.      
 


E veniamo all'Italia: qual è la situazione produttiva e commerciale e quali le prospettive?
Se nel 2008 in Italia si sono raccolte oltre 55.000 tonnellate fra marroni e castagne, oggi si scontano  gli effetti negativi  causati dal cinipide ed anche della siccità che hanno ridotto la produzione di circa il 50% portandola a poco meno di 30.000 tonnellate nel 2013.  Per il 2014 si fa ancora fatica ad avere stime produttive ma ritengo che servano ancora anni prima di avere un riequilibrio favorito dall’uso del parassitoide Torymus sinensis che abbiamo visto funzionare bene in molte aree infette. 
Le abbondanti piogge di questa annata, comunque, hanno fatto sì che le piante riprendessero vigore e la produzione quasi sicuramente si innalzerà. La regione più rappresentativa rimane la Campania, che insieme alla Calabria ed al Lazio copre oltre il 60% della produzione italiana. Il futuro della castanicoltura italiana passa dal recupero dei vecchi castagneti; per aumentare la produzione bisogna tuttavia pensare non solo alle piante secolari ma occorre puntare, come hanno fatto francesi, portoghesi e spagnoli su nuovi e moderni impianti irrigati, che sono raccolti meccanicamente e coltivati con varietà  tradizionali ma anche  ibride. 



A che punto è la lotta al Cinipide del castagno?
E’ su questo argomento che si è concentrata l’attenzione di molti dei presenti. In alcuni  Paesi, come nel caso della Spagna, questa patologia non è ancora presente in maniera massiccia, ma  i castanicoltori sono preoccupati della sua diffusione. Il focus sul Cinipide è stato un momento formativo importante e  bisogna riconoscere  che la ricerca ha fatto passi da gigante e oggi l’impiego del Thorimus  synensis consente di ben sperare  per il futuro recupero della produzione del castagno in Italia e negli altri Paesi, anche se non in tempi brevissimi. E’ stato Massimo Bariselli del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna, uno degli esperti della lotta al Cinipide, che ha spiegato ai presenti come difendersi da questo temibile insetto e come u intervento tempestivo attraverso la lotta biologica con il Thorimus  sia un metodo efficace ed in grado  di dare nel tempo  buoni risultati. 
Non si deve abbassare comunque la guardia nella difesa dagli altri  patogeni del castagno (Cydie e Balanino ad esempio) che sono in grado di causare danni importanti che possono raggiungere il 40-50% delle castagne raccolte.



Le relazioni  del V incontro europeo della castagna  sono disponibili presso il sito internet dell’Areflh (www.areflh.org)  o sul sito della Mesa del Bierzo (www.castanea.es)


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