Pomodoro da industria, fumata bianca al Centro e Sud Italia

Confermati i prezzi 2016 e la peculiarità del prodotto lungo. Le reazioni

Pomodoro da industria, fumata bianca al Centro e Sud Italia
Fumata bianca sul prezzo per gli scambi del pomodoro da trasformazione al Centro e Sud Italia. La parte agricola, rappresentata delle Op Assodaunia, Aoa, Apopa, Almaseges, Concoosa, Aom, Apom, La Palma, Apo Foggia, Conapo, Apoc Salerno, Fimagri, Terra Orti, e quella industriale dell'Anicav - Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, ndr - hanno raggiunto l'accordo venerdì 9 giugno confermando l'intero impianto contrattuale del 2016.

Sette euro a tonnellate in più rispetto al Nord

Due i prezzi medi: 87 euro a tonnellata per il pomodoro tondo e 97 euro a tonnellata per quello lungo, particolarità del Sud Italia. Sono tariffe che non compensano pienamente i produttori di pomodori da industria, ma che, di fatto, scongiurano il crollo del comparto dopo mesi di discussioni che avevano portato anche alla convocazione di un tavolo ministeriale. Le Op del Centro e Sud, inoltre, guadagneranno in media sette euro a tonnellata in più rispetto ai "colleghi" lombardi, emiliani e toscani. "E' la conferma - spiega a La Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe Grasso, presidente di Apo Foggia - che gli industriali hanno finalmente compreso l'importanza del pomodoro in quanto prodotto del Sud, il suo maggiore appeal che gli viene riconosciuto sui mercati, nonché tutti i sacrifici che i produttori fanno per coltivarlo a cominciare dai maggiori costi per l'acqua".

Anicav: prevalso senso di responsabilità

"E' prevalso il senso di responsabilità delle parti - sottolinea Antonio Ferraioli, presidente di Anicav - in ragione dell'obiettivo primario di ridisegnare una nuova governance di filiera in grado di assicurare una chiara pianificazione degli ettari messi a coltura, un'attenta programmazione della quantità da conferire alla trasformazione e, soprattutto, il rispetto delle regole condivise".

Cia: intesa di successo, ora serve l'Oi

"Registriamo un successo - puntualizza l'associazione agricola Cia-Agricoltori Italiani - avendo ottenuto almeno le condizioni dell'anno scorso e salvaguardato il riconoscimento di differenziale sul pomodoro lungo, peculiarità indiscussa. Ora è prioritario che la stesura dei contratti tenga conto dell'obiettivo di produzione", che quest'anno si ridurrà. "Faremo il monitoraggio dell'andamento della campagna - prosegue la Cia - chiedendo fin da ora di ragionare per una nuova programmazione in tempi congrui e per azioni strategiche di sistema. Come per esempio la valorizzazione del pelato, i cui consumi continuano a scendere rispetto ad altri segmenti: -10% in valore nel 2016, rispetto al 2015".

Per la Cia "il progresso del settore del pomodoro da industria non potrà che passare attraverso l'Organizzazione interprofessionale. La complessità della filiera e delle relazioni impone la necessità di uno strumento di regolazione che sia nel contempo luogo di confronto e operatività, per la messa in campo di azioni condivise".

Per Coldiretti "l'accordo è solo elemosina"

Di parere opposto Coldiretti, che evidenzia come nel lontano 1985 il pomodoro da industria veniva pagato 180 lire, praticamente "lo stesso prezzo" di oggi. "L'accordo siglato - secondo Giuseppe De Filippo, presidente di Coldiretti Foggia - è solo elemosina per noi agricoltori che per sopravvivere siamo condannati a sovra-produrre per recuperare quanto non ci viene riconosciuto in termini di remunerazione. Ovviamente gli industriali continuano a chiedere di ridurre la produzione nazionale perché ritenuta eccessiva, mentre continuano inarrestabili gli sbarchi di pomodoro concentrato dall'estero, un affronto alle nostre produzioni di qualità made in Italy".

Copyright 2017 Italiafruit News