Plastica sotto tiro, nuova tassa Ue in arrivo

E in Uk, intanto, Theresa May promette corsie di verdure «plastic-free»

Plastica sotto tiro, nuova tassa Ue in arrivo
Il settore della plastica non sembra passarsela tanto bene, dopo che la Cina ha deciso di stoppare, dal primo gennaio 2018, i ritiri dei rifiuti di materie plastiche da riciclare, come sacchetti e materiali di imballaggio. Una decisione molto "pesante" sul mondo occidentale considerando il fatto che il Paese del dragone ritirava circa il 50% degli scarti plastici prodotti da tutto il mondo. Le politiche dei governi europei, così, si stanno indirizzando su un'unica direzione: quella della tassazione, utile a sostenere le filiere del riciclo.

Non è un caso che proprio in questi giorni di dibattito sui sacchetti bio a pagamento, l'Unione europea, attraverso le parole di Gunther Oettinger, commissario europeo al bilancio Ue, abbia annunciato la prossima introduzione di nuova tassa sugli imballaggi in plastica, da far pagare a produttori o consumatori europei. Gli introiti, nei piani di Bruxelles, saranno in parte necessari per colmare il buco di 12-14 miliardi l'anno sul bilancio Ue che si aprirà dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea (Brexit), attesa per marzo 2019.

"Noi produciamo e utilizziamo troppa plastica. Dobbiamo ridurre le quantità nell'interesse dei mari, degli animali, dei pesci, dei mammiferi e dei nostri paesaggi. Ecco perché ci sarà una tassa sulla plastica", ha detto Oettinger senza entrare nel merito dei dettagli e delle tempistiche. "Dobbiamo decidere qual è l'approccio migliore - ha proseguito - cioè se farla pagare ai produttori all'inizio del ciclo o ai consumatori alla fine della catena". L'imposta, ha evidenziato il Commissario, sarà presentata dalla Commissione europea la prossima settimana.



Anche lo stesso Regno Unito si sta muovendo per limitare l'utilizzo di plastiche con interventi di imposizione fiscale. E' notizia dei giorni scorsi, infatti, che il governo britannico sta valutando di introdurre una tassa sui bicchieri monouso da caffè, pari a 0,25 sterline per pezzo, equivalenti a 0,30 euro. Ogni anno, secondo i dati della commissione parlamentare sull'Ambiente, i britannici gettano nella spazzatura 2,5 miliardi di bicchierini, e solo lo 0,25% è riciclato. Numeri che fanno scalpore, al punto che alcune catene di caffetterie, come Starbucks e Costa, hanno già deciso di applicare uno sconto di almeno 25 centesimi di sterlina a chi si porta da casa i bicchieri riutilizzabili, in modo da tutelarsi da possibili conseguenze negative sull'opinione pubblica.

Ma nel mirino degli ambientalisti sono finiti soprattutto i gruppi distributivi del Regno Unito e, in particolare, i reparti ortofrutta. Recentemente, più di 220mila persone hanno firmato una petizione di Change.org - per preservare l'ambiente - che incitava il governo a costringere i retailer del Paese a ridurre l'uso di imballaggi di plastica per frutta e verdura, utilizzando sacchetti di carta per i prodotti sfusi e cestini di cartone per i prodotti confezionati. Come conseguenza, il primo ministro Theresa May ha presentato ieri un piano per eliminare tutti i rifiuti di plastica "evitabili" entro i prossimi 25 anni. Il programma prevede, tra le varie misure, corsie senza plastica nella Gdo - in particolare per le verdure - una tassa sulle confezioni da asporto e l'estensione dell'imposta di 5 pence sui sacchetti della spesa monouso ai piccoli negozi. May, nel suo discorso, ha anche invitato i dettaglianti ad aumentare gli spazi e le vendite di ortofrutta sfusa.


Theresa May

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