Fragole, alla ricerca dell'aroma

E' uno dei target fissati dal Crea per le coltivazioni del Nord Italia

Fragole, alla ricerca dell'aroma
Nelle zone vocate del Nord Italia il ritardo accumulato per la prossima campagna fragole è sempre più percepibile: nell’areale di Verona si parla di almeno due settimane per le varietà precoci, che sono appena entrate in fioritura. Gianluca Baruzzi, ricercatore del Crea di Forlì, racconta lo stato dell’arte dell’innovazione varietale per il Nord Italia.

“L’attività di breeding pubblico-privato del Crea va a gonfie vele, attraverso lo sviluppo di tre programmi: per la Valle Padana, per il Veronese e per le zone di montagna – dice a Italiafruit News – Per la Valle Padana il programma condotto nel Cesenate con il cofinanziamento di New Plant (la società che si occupa di innovazione varietale costituita dalle tre Op Apofruit, Apo Conerpo e Orogel Fresco, ndr) dà continuità a quello avviato negli anni ’70. La sua varietà più recente, Brilla, è coltivata con successo, ma ci sono quattro-cinque linee di selezioni in avanzata fase di studio per le quali quest’anno i produttori sono chiamati alla scelta finale. Si tratta di materiali che puntano su qualità, consistenza, dolcezza e, in alcuni casi, aromaticità, aspetto sul quale si sta spingendo moltissimo”.

In questi ambienti - nei quali la raccolta si concentra in 20-25 giorni, tra la coda del Sud e l’inizio del Nord - per molti anni il limite più grosso è stato riuscire a fare qualità con varietà molto produttive. “Il connubio tra qualità e quantità in questi ambienti non è semplice – spiega il ricercatore del Crea – Difficilmente una pianta che produce 1-1,2 chili è in grado di garantire un elevato grado Brix dei frutti, quindi si va alla ricerca del famoso compromesso. Diciamo che, se il mercato premia in modo adeguato la qualità, la ricerca può sviluppare piante che producano fino a 800 grammi ma, se il mercato non premia, finiscono i ragionamenti”.



Nel Veronese, il Crea porta avanti un progetto per coltura autunnale con Apo Scaligera: quasi la totalità delle piante messe a dimora dalla cooperativa di Zevio deriva da qui.
“Un progetto nel pieno dell'attività - osserva Baruzzi - Garda ed Eva, le due varietà ottenute nell’ambito di questo programma, sono predominanti. Adesso più che mai la ricerca punta sull’aspetto qualitativo, in particolare sull’aroma e, infatti, sono di probabile prossima diffusione commerciale alcuni materiali genetici dotati di spiccata aromaticità del frutto”.
Profumo che ricorda quello delle fragole di bosco e per il quale c’è grande aspettativa in quanto può diventare una caratteristica distintiva premiante sul mercato. “Ma si guarda anche all’adattabilità alle coltivazioni autunnali, per un flusso produttivo, nella stessa pianta, in autunno e nella primavera successiva - aggiunge Baruzzi - Anche sul materiale rifiorente si lavora per avere nuovo materiale genetico per il periodo estivo e autunnale; possibilità che interessa le aziende che cercano una continuità di produzione da aprile fino a ottobre. Anche perché la tendenza è portare la produzione in zone di montagna, come è successo con Irma a Lessinia, nel Veronese”.

Poi, per le aree di montagna sono due i programmi di miglioramento genetico condotti dal Crea, uno con Sant’Orsola e l’altro con l’Istituto Laimburg in collaborazione con la cooperativa produttori della Val Martello. “Il progetto con Sant’Orsola è attivo da più di dieci anni - ricorda Baruzzi - Ora siamo alla fase finale di valutazione di alcune linee, una di unifere (la cui tecnica di produzione programmata standard va a compararsi con Elsanta, ndr) e alcune di rifiorenti. Oggi c’è grande enfasi, superiore al passato, per le accessioni rifiorenti perché in questi ambienti consentono di produrre in modo continuativo da giugno fino a ottobre. Questo permette di avere grande costanza e risolve il problema dell’ingrossamento della pianta, semplificando la vita dei produttori”.



“Con l’Istituto Laimburg da sei-sette anni operiamo nelle aree della Val Martello, in Alto Adige, con l’obiettivo di ottenere materiale genetico pienamente adatto a queste aree con altissimo fabbisogno in freddo e resistenti ai patogeni dell’apparato radicale. Senza ovviamente trascurare la qualità. Il programma è giovane, ma ci sono già un paio di linee sotto osservazione da parte della cooperativa produttori della Val Martello - conclude Baruzzi - Una in particolare sta per essere sperimentata su ampia scala e tra un paio di anni i produttori faranno il collaudo finale del materiale genetico”.

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