«Bio più tracciabile con le piattaforme digitali»

Piva (Assocertbio): crescono le adesioni alla rete "Organic integrity platform"

«Bio più tracciabile con le piattaforme digitali»

Gli scandali e le truffe che riguardano il settore del biologico hanno la capacità di essere estremamente impattanti sull'opinione pubblica. Non tradire mai la fiducia dei consumatori diventa quindi una regola per mantenere, o, ancora meglio, per migliorare l'immagine del comparto negli anni a venire. E la tracciabilità digitale, in questo ambito, può dare una grande mano agli operatori, come è emerso durante il seminario “Accrescere la reputazione del biologico: la tracciabilità alla luce delle nuove frontiere tecnologiche” organizzato a Roma da Anabio-Cia.

Sappiamo bene che consumatori sono disposti a pagare di più per i prodotti bio, proprio in virtù della loro garanzia di qualità, salubrità ed ecosostenibilità. Una garanzia di trasparenza che ora inizia a confrontarsi con le innovazioni tecnologiche, come la piattaforma telematica "Oip" (Organic Integrity Platform) di Assocertbio, l'Associazione che raggruppa otto diversi organismi di controllo e certificazione del biologico italiano.

"La nostra rete Oip, lanciata il primo marzo 2018, consente di analizzare lo scambio di dati sulle filiere maggiormente a rischio, come ad esempio quella del pomodoro da industria per quanto riguarda l'ortofrutta", spiega Fabrizio Piva, rappresentante di Assocertbio e amministratore delegato di Ccpb.



"In generale - prosegue Piva - le piattaforme telematiche di tracciabilità non sono certo in grado di sostituire la certificazione, ma costituiscono un valido aiuto per ottenere informazioni sulle transazioni in tempo reale e, soprattutto, per comprendere la congruità in termini quantitativi degli scambi commerciali tra gli operatori".

"Rispetto a sistemi simili proposti da privati e società di consulenza, Oip garantisce la totale trasparenza e riservatezza sull'uso dei dati. Finora la risposta delle aziende biologiche italiane è stata positiva. Confidiamo, per il futuro, in una adesione sempre più significativa, affinché si possa arrivare a prevenire il maggiore numero possibile di situazioni rischiose", conclude Piva.

Nel corso del seminario è stato suggerito anche l'utilizzo della blockchain, una infrastruttura digitale utile a gestire banche dati in maniera diffusa. “Il settore bio può considerarsi in linea con la tendenza della blockchain, avendo già avviato la raccolta dei dati, integrabili lungo tutto il processo produttivo", ha evidenziato Federico Marchini, presidente di Anabio. “Fiducia, onestà e condivisione sono alla base della blockchain - ha aggiunto Dino Scanavino, presidente della Cia - e rappresentano valori fondamentali per l’agricoltura, in primis quella biologica. La nuova internet delle transazioni, ma anche del valore, è quindi un’opportunità per il settore primario, sia a livello locale che globale, per rendersi più tecnologico e innovativo, con benefici diretti sulla reputazione”.

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