Il prezzemolo ha il freno a mano tirato

Alti costi e piogge frequenti mettono in difficoltà la produzione

Il prezzemolo ha il freno a mano tirato
La domanda di erbe aromatiche in Italia e nel mondo è cresciuta molto negli ultimi anni. I diversi show culinari, tradotti in diverse lingue, hanno sicuramente influito positivamente verso questo trend. Anche il prezzemolo quindi ha potuto beneficiare di questo azione, visto anche che è un prodotto conosciuto ed utilizzato in tutte le cucine del mondo. 

Dal punto di vista produttivo, in base ai dati Istat, il prezzemolo in Italia nel 2017 è stato coltivato in pieno campo su una superficie di 1.331 ettari per una produzione di 271.856 quintali e in coltura protetta su una superficie di 9.328 ettari per una produzione di 25.693 quintali. Le principali regioni sono la Puglia per il pieno campo con 1.070 ettari e 219.350 quintali e la Campania per la coltura protetta con 4.250 ettari e 11.250 quintali. Si segnalano anche i valori del 2007: in pieno campo sono stati 1.378 ettari e 245.598 quintali mentre in coltura protetta sono stati 8.786 ettari e 19.943 quintali.
 
Il prezzemolo è pianta rustica che cresce bene nelle zone a clima temperato. Le temperature ottimali di sviluppo sono tra i 16-20°C. Difficilmente tollera però livelli sotto 0°C e sopra 35°C. Due sono le tipologie in cui si differisce: liscio, la più conosciuta in Italia (la varietà più nota è il Gigante d'Italia), e riccio, coltivato principalmente per l'export.

Per capire meglio come il prezzemolo in Italia si sta evolvendo AgroNotizie ha intervistato Cosimo Leggiero, dell'Ortofrutticola Egnathia di Monopoli (Bari) proprietaria del marchio Miss Freschezza.

Riguardo al prezzemolo, qual è ad oggi la vostra situazione produttiva e commerciale in Italia e all'estero? 
Ad oggi - risponde Leggiero - il mercato del prezzemolo vive un momento di stasi. Le condizioni climatiche in Italia e soprattutto in Europa fanno sì che le produzioni abbiano allungato i periodi 'utili' e all’estero hanno ancora prodotto locale che si spera possa terminare con i primi freddi veri. Siamo dunque in una fase di transizione sperando che duri il minor tempo possibile anche per via di alcuni problemi di qualità che stiamo superando.

Quali sono le prospettive future di questa pianta?
Il prezzemolo è una coltura ed un prodotto tra i più difficili da trattare oggi, sia dal punto di vista della produzione che da quello della raccolta. I costi sono alti, che incidono 'drammaticamente' nella gestione sostenibile della coltura. Facciamo alcuni esempi: l’assenza di diserbanti funzionali autorizzati ci porta ad effettuare il diserbo manuale. E non dimentichiamo i costi di raccolta. I prezzi di mercato al momento non coprono di certo le spese che stiamo affrontando, pertanto bisogna riflettere sicuramente sulle superfici di coltivazione e poi soprattutto sui prezzi di vendita che non possono scendere sotto certi limiti.
 
Quali sono secondo voi le maggiori criticità agronomiche e di mercato?
Da circa un mese le condizioni climatiche risultano sfavorevoli per garantire un’ottimale sanità della pianta. Le cause sono dovute alle abbondanti piogge prima ed alla forte umidità notturna e mattutina. Queste condizioni hanno così portato alla presenza di crittogame e batteriosi tipiche della coltura. In particolare si osserva sempre più spesso la presenza di Erwinia carotovora, Rhizoctonia solani e Sclerotinia sclerotiorum. La presenza di queste problematiche fa sì che nella raccolta del prodotto si impieghi il doppio del tempo al fine di poter garantire che i mazzi di prezzemolo rispettino gli standard qualitativi.

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Fonte: Agronotizie

Autore: Lorenzo Cricca