Frutta italiana? Acquisti al contagocce

Dal Caab parla Emilio Laffi: «Consumi in calo drastico, anche per i prodotti di marca»

Frutta italiana? Acquisti al contagocce
Si compra col contagocce al Centro Agroalimentare di Bologna (Caab) e gli operatori grossisti si sentono quindi un po’ spaesati. Non sanno bene come muoversi per poter rispondere al calo dei consumi che riguarda la frutta fresca, mele e pere in primis, ma anche agrumi e frutta secca.

Secondo Emilio Laffi, responsabile mele e pere presso lo stand della Laffi Giorgio & Co Spa, a partire dalla scorsa estate qualcosa è cambiato nelle abitudini degli acquirenti del Caab. Un Mercato dove i grossisti di secondo livello sono da sempre clienti strategici per gli standisti bolognesi.

“La campagna di mele e pere italiane continua a rimanere molto negativa - dice Laffi a Italiafruit news - Si vende poco e il mercato è lento, anche per i prodotti a marchio - Finora non c’è mai stato un momento di gloria, tanto per mele e pere quanto per tutti gli altri prodotti frutticoli. Non a caso anche la campagna invernale della frutta secca ed essiccata, per la prima volta dopo tanti anni, è stata deludente".

Eppure, la qualità non manca di certo. Dunque: qual è il problema? “Sicuramente l’andamento negativo dei consumi che c’è adesso in Italia”, sottolinea Laffi. Che prosegue: “La gente, ormai, compra col contagocce e prevale un atteggiamento di paura. Fino a qualche anno fa, i clienti venivano e facevano le scorte. Ora non è più così”.

Anche l’abbondanza di offerta penalizza le vendite all'ingrosso, osserva Laffi: “Prodotti come mele, pere, kiwi, agrumi e limoni si possono trovare tutto l’anno. Adesso, per fare un esempio, alcuni standisti stanno già lavorando con pere sudafricane e argentine. Non c’è più stacco tra la stagione nazionale e quella del prodotto contro-stagione”.

E ancora: “Oggi si vende tutto a collo, non più a bancale. Mancano molti clienti che fino a qualche anno fa facevano attività di ingrosso e, allo stesso tempo, il consumo è calato drasticamente. Se prima c'erano grossisti di secondo livello che portavano a casa due/tre bancali di mele o di pere con tre varietà diverse, adesso gli stessi comprano al massimo una pedana con sei varietà”. 

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