Op e Aop, regole più stringenti per i fondi comunitari

Lo prevede il decreto firmato dal ministro Centinaio a metà agosto

Op e Aop, regole più stringenti per i fondi comunitari
Nuove e più rigide disposizioni in materia di riconoscimento e controllo delle organizzazioni di produttori ortofrutticoli e loro associazioni, di fondi di esercizio e di programmi operativi: il 13 agosto il ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio ha firmato il decreto che cambia le carte in tavola su vari aspetti legati al sistema organizzato. Lo richiedeva l'Europa, ma è anche la conseguenza di audit in Regioni italiane che hanno fatto emergere irregolarità a livello di presentazione dei programmi ma anche della loro gestione amministrativa. Sarà, in sintesi, più complicato effettuare aggiustamenti alle rendicontazioni che le Op devono fornire agli organismi pagatori per assicurarsi un più comodo accesso ai fondi comunitari: ogni variazione in corso d'anno andrà sottoposta al vaglio e all'approvazione della Regione competente. 

Per le Op/Aop con un programma operativo, la verifica sul rispetto delle condizioni per il mantenimento del riconoscimento è effettuata dagli organismi pagatori competenti per territorio. Le Regioni eseguono i controlli sulle realtà che non hanno presentato il programma operativo almeno una volta ogni cinque anni. 

Il numero minimo di soci per un’Op è fissato in 15 produttori. Le domande per l’approvazione del programma operativo poliennale va presentata alla Regione entro il 30 settembre dell’anno precedente a quello di realizzazione del programma; entro il successivo 31 ottobre la domanda deve essere inserita nel sistema informativo. 



Il provvedimento Mipaaft prevede alcune proroghe: le modifiche in corso d'opera ai programmi operativi per l'annualità 2019 possono essere presentate dalle Op non più entro il 15 di settembre, ma entro la fine dello stesso mese. Mentre i nuovi programmi operativi e le modifiche per l'annualità 2020 possono essere presentati entro il 20 ottobre e non più entro il 30 settembre.

Entro il 15 febbraio dell’anno successivo a quello di realizzazione del programma, le Op presentano all’Organismo pagatore e per conoscenza alla Regione competente, la richiesta di aiuto a saldo, con allegata la rendicontazione delle spese sostenute.Il decreto riducendo le operazioni che non vengono formalmente considerate modifiche, ma vanno comunque segnalate e documentate in fase di rendicontazione ai soggetti che erogano i fondi Ue. Sono quattro: è possibile sostituire il fornitore prescelto in fase di approvazione della spesa di un investimento con un altro, purché rimanga inalterata la natura dell'investimento, la sua finalità e l'importo della spesa approvata; è possibile variare l'investimento approvato per un aggiornamento tecnologico, ma la natura dell'investimento stesso deve rimanere inalterata; è possibile rinunciare ad azioni o interventi approvati, se il taglio di spesa che ne deriva rispetto a quella approvata per l'annualità in corso resta sotto il 20%; è possibile, infine, rimodulare spese approvate nel programma operativo, ma solo se erano state inserite in quota parte dalle Op per incapienza. Va ricordato che oltre un quarto della spesa comunitaria complessiva destinata a tutti gli Stati membri è andata alle organizzazioni ortofrutticole italiane e alle azioni realizzate nell’ambito dei rispettivi programmi operativi; per il 2018, a fronte di 865,2 milioni di euro spesi complessivamente dall’Ue, l’Italia si è confermata al primo posto con 249,3 milioni, seguita dalla Spagna con 237,4 milioni e dalla Francia con 110,9 milioni.

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