Legumi secchi, l'Italia conquista i mercati

Di Nunzio: «L'origine è un valore. Fave e cicerchie le nostre punte di diamante»

Legumi secchi, l'Italia conquista i mercati
Fave, cicerchie, piselli, ceci (anche neri) e lupini. I legumi secchi coltivati in Italia stanno beneficiando di un trend di vendita incrementale a livello sia nazionale sia globale. Una tendenza che sembra essere strettamente legata alla maggiore sensibilità del trade e dell'opinione pubblica verso i temi ambientali. Si sta capendo, in pratica, che l'origine italiana certificata dei legumi è un valore qualitativo differenziante in una categoria da sempre dominata dalle produzioni estensive di grandi Paesi come la Russia, l'Usa, il Canada e l'India che hanno regolamenti fitosanitari molto meno stringenti.

"L'unico aspetto su cui possiamo effettivamente competere noi italiani riguarda la qualità igienico-sanitaria e nutrizionale di un legume. Oggi, nella mente di buyer e consumatori, un determinato prodotto Made in Italy risulta essere sempre più naturale e sicuro del corrispettivo legume estero, a prescindere che esso sia coltivato con metodi di agricoltura biologica o integrata" spiega a Italiafruit News Matteo Di Nunzio dell'omonima azienda di San Paolo di Civitate (Foggia). 


Pianta di fava della Di Nunzio

Di Nunzio produce i suoi legumi nel Foggiano, in Puglia. La coltivazione interessa un totale di circa 1.500 ettari. "La fava locale pugliese (600 ettari) e la cicerchia sono i due prodotti più rappresentavi, nonché le nostre due punte di diamante. Poi vengono i ceci bianchi e neri, i lupini e i piselli - aggiunge l'imprenditore - In questa stagione, la resa per ettaro delle nostre coltivazioni è stata più elevata rispetto alle annate precedenti a fronte delle forti piogge della tarda primavera".

Dagli impianti di lavorazione di San Paolo di Civitate "escono" non solo i prodotti secchi, ma anche quelli cotti al vapore a marchio "Legumi del Tavoliere" (sette referenze). Articoli che l'azienda riesce a commercializzare in tutto il mondo. "L'Italia si conferma il principale mercato di riferimento, ma la quota di esportazione è in costante crescita e oggi vale circa il 20% del nostro fatturato. Abbiamo sempre più clienti in Europa, Usa, Canada e Medio Oriente - conclude Matteo Di Nunzio - Per quanto riguarda i Legumi del Tavoliere, contiamo di ampliare la gamma fino al numero di 10 referenze nel corso del 2020, puntando soprattutto ad estendere l’offerta biologica”.



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