«Radicchio, stagione sofferta»

Furiani (Geofur): boom di offerta ed effetto Coronavirus, ma la qualità non manca

«Radicchio, stagione sofferta»
Una stagione difficile per il radicchio veneto, tra offerta abbondante, vendite al rallentatore e magazzini ancora pieni di merce. “I prezzi sono bassi, anche per il prodotto che si fregia dell’Igp - afferma Cristiana Furiani di Op Geofur, presidente del consorzio di tutela del Verona - e in questa fase bisogna accontentarsi di riuscire a vendere, pur a quotazioni certamente non brillanti, per non dover buttare via o distruggere prodotto”. Le superfici estese e la buona resa hanno determinato un boom produttivo di cui la regione più vocata per l’”oro rosso” sta pagando le conseguenze. 

“L’irruzione della pandemia ha peggiorato il quadro bloccando l’export: nelle fasi iniziali dell’emergenza, quando sembrava che il Coronavirus fosse un problema solo italiano, molte aziende estere si sono rifiutate di venire ad acquistare nel nostro Paese. Poi, quando il lockdown ha scatenato la corsa agli acquisti con relative code nei supermercati, i consumatori hanno privilegiato patate, cipolle, ma non le insalate. Da qualche settimana la situazione si è stabilizzata ma i 15-20 giorni persi, dal punto di vista commerciale, non si recuperano e la stagione è molto incerta. Speriamo in un rush finale”.



Geofur, che offre tutte le tipologie di radicchio, dal tondo al lungo al Variegato, ha deciso di proseguire la commercializzazione del prodotto locale frigoconservato fino al 15-20 maggio: “Più rimane in cella e più il radicchio di Verona è buono - sottolinea l’imprenditrice - ma aumentano i costi sostenuti a livello aziendale. D’altra parte l’alternativa è gettare il prodotto e noi vogliamo buttarne il meno possibile”.

Infine una battuta su una fiera di settore: “Ho letto che Fruit Attraction è determinata a confermare l’edizione in programma a ottobre. Personalmente mi sembra fuori luogo e anche un po’ folle pensare a un evento che dovrebbe svolgersi dove ora è allestito un ospedale, ci sono persone che soffrono, c’è un virus la cui seconda ondata potrebbe - anche se ovviamente speriamo di no - arrivare proprio in quel periodo. Non so quanti operatori esteri avranno il coraggio di andare, se anche si svolgesse”. 

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