Afidi resistenti agli insetticidi, svelato l'arcano

In futuro un sistema di diagnosi molecolare aiuterà i produttori a difendersi

Afidi resistenti agli insetticidi, svelato l'arcano
Se si conosce meglio il nemico, la chimica può essere usata con più razionalità ed efficienza, ottenendo risultati migliori contro ospiti poco graditi nei frutteti, come gli afidi. Ne sanno qualche cosa i peschicoltori che devono fare i conti con i danni causati da questo parassita: l'accartocciamento delle foglie arresta infatti il germogliamento, ma gli afidi possono attaccare anche i giovani frutti di nettarine, rendendoli deformi.
I pidocchi delle piante hanno poi sviluppato resistenze a specifici principi attivi utilizzati contro di loro. E la lotta si fa difficile.

Da una ricerca internazionale pubblicata su Science Advances - cui hanno contribuito i ricercatori della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell'Università Cattolica, campus di Piacenza - si è potuto però appurare come reagiscono ai fitofarmaci i diversi ceppi di Myzus persicae in base alla loro architettura genetica.

Il lavoro coordinato dall'entomologo Emanuele Mazzoni si è focalizzato sulla resistenza agli insetticidi di più recente formulazione maturata dagli afidi, la ricerca si è concentrata sullo studio di 12 popolazioni di Myzus persicae, di cui 4 di origine italiana, che si differenziano tra loro per diversa architettura genetica: i ricercatori hanno scoperto che ci sono popolazioni di questa specie in cui si sono verificate mutazioni di alcuni geni che, aumentando la capacità di demolire la nicotina (che è tossica per molte specie di insetti), hanno permesso loro di vivere sul tabacco e di diventare anche resistenti ad alcuni insetticidi di più recente scoperta. In pratica hanno sviluppato la resistenza a prodotti come i neonicotinoidi. E questo consente loro di sopravvivere ai trattamenti.



"Sapere quali sono i meccanismi di adattamento e di resistenza di questo afide permetterà di introdurre trattamenti più mirati per favorire strategie alternative di lotta integrata – afferma il professor Mazzoni – e, allo stesso tempo, sarà utile per mantenere più a lungo possibile l'efficacia dei pochi fitofarmaci attualmente disponibili, evitando interventi inutili e quindi dannosi per l’ambiente e per i consumatori".

Lo studio si concretizzerà in un progetto di ricerca applicativa avviato in Emilia-Romagna. Il team dell'Università Cattolica dovrà studiare strategie di difesa innovative contro questi parassiti delle piante, grazie allo sviluppo di un sistema di diagnosi molecolare che si potrà applicare direttamente in campo: l'agricoltore potrà così definire la miglior strategia da adottare per liberarsi da questi ospiti indesiderati, assicurando al consumatore finale un prodotto buono, sano e sostenibile.

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