Cia: il futuro dell'agricoltura passa dal biocontrollo

Cia: il futuro dell'agricoltura passa dal biocontrollo
E’ tempo di investire sullo sviluppo di tecnologie di biocontrollo per la protezione delle piante da organismi nocivi e malattie. Sono strumenti biologici necessari al futuro di un’agricoltura sempre più innovativa e green. E’ quanto ha affermato Cia-Agricoltori Italiani, in occasione del workshop con Ibma Italia, l’associazione dei principali produttori di mezzi tecnici per la bioprotezione in agricoltura, partner dell’organizzazione per la formazione in materia e la sperimentazione di protocolli di difesa fitosanitaria.

Obiettivo-bussola la sostenibilità, posta al centro dell’incontro dal titolo "Il valore delle tecnologie di biocontrollo per la difesa delle colture", primo appuntamento con Ibma Italia con chiara attenzione al Green Deal Ue, alle strategie “Farm to Fork” e “Biodiversity” e, quindi, ai requisiti fissati dalla Commissione europea: riduzione, entro il 2030, del 50% dell’uso e del rischio complessivo dei pesticidi chimici e del 50% di quelli più pericolosi.
Sfida ambiziosa che, secondo Cia, non può escludere il ricorso a tecnologie di biocontrollo, in quanto soluzioni di origine naturale (insetti e altri macrorganismi utili, microrganismi e loro derivati, feromoni e sostanze naturali) con basso impatto sulla salute umana e sull’ambiente. La loro diffusione, sottolinea Cia, guarda allo sviluppo non solo dell’agricoltura biologica, ma, soprattutto, della produzione integrata. 

A tal fine, però, precisa Cia, ci sono ancora criticità importanti da risolvere. Prima di tutto, occorre dotare gli agricoltori di una “Toolbox” dedicata, una cassetta degli attrezzi per una difesa sostenibile delle colture, introducendo nuove tecniche e, in particolare, prodotti a minor impatto, tenuto conto del fatto che delle circa mille sostanze attive disponibili a livello Ue all’inizio degli anni 90, ne sono rimaste, perché non ritirate dal mercato, meno di 500. Per il biocontrollo che utilizza microrganismi o derivati, vanno previsti, poi, iter ed expertise ad hoc. Ritenute necessarie dalla stessa Commissione Ue, assieme alla riduzione dei tempi di autorizzazione dei pesticidi da parte degli Stati membri. 
In secondo luogo, è necessario puntare sulla ricerca. Ci sono, infatti, ancora margini importanti di miglioramento delle tecniche su molte colture e avversità, lavorando su nuovi meccanismi di azione e sul miglioramento di trasporto, stoccaggio e shelf life. Terzo punto critico, le strategie di difesa, perché non si tratta, semplicemente, di sostituire un prodotto fitosanitario con un altro, ma di intervenire su processi e metodi in chiave bio. Questo, richiede un forte impegno in termini d’informazione, formazione e supporto tecnico alle imprese agricole. Infine, l’aumento dei costi per gli agricoltori e la minore potenzialità d’uso dei prodotti di biocontrollo per la loro maggiore selettività rispetto a fitosanitari tradizionali. Queste, sono variabili tali da sollecitare da parte dell’Europa, misure economiche che incentivino la diffusione sul mercato delle nuove tecniche e il loro utilizzo. 

“E’ su questi aspetti che deve concentrarsi, da subito, il confronto con istituzioni e mondo della ricerca -ha commentato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. Parallelamente con Ibma Italia, stiamo accelerando sul piano informativo e formativo, diffondendo la conoscenza dei prodotti e delle tecniche di biocontrollo tra agricoltori e tecnici, su tutto il territorio. Inoltre, -ha concluso Scanavino- stiamo lavorando per attivare con aziende pilota, la sperimentazione e la validazione dei protocolli di difesa fitosanitaria a basso impatto”.

Fonte: Ufficio stampa Cia