La sfera di cristallo e il futuro delle pesche

Indagine Ismea: ecco i motivi che spingono a una visione rosea

La sfera di cristallo e il futuro delle pesche
Sarà che si è ormai toccato il fondo, ma per il futuro i produttori di pesche e nettarine sono ottimisti. Battute a parte, secondo una recente indagine dell'Ismea i peschicoltori considerando un periodo di 2-3 anni prevedono una situazione migliore rispetto a quella odierna. Il 2020 sarà ricordato come un anno dai volumi ridotti al minimo e dai prezzi interessanti, per chi ha prodotto ovviamente (clicca qui per leggere l'approfondimento di ieri).



"Il risultato - fa notare Ismea nel suo ultimo report dedicato a pesche e nettarine - è ancora più incoraggiante se lo si confronta con il sentiment dell’intero settore frutticolo e del mondo della produzione agricola nel suo complesso. Ma d’altro canto è vero che le prospettive del settore sono indissolubilmente legate alla continuazione e al successo del processo in atto di riequilibrio tra domanda e offerta. È auspicabile che l’espianto di pesche e nettarine riguardi, in Italia e in Europa, soprattutto le aree meno vocate e le varietà meno gradite a consumatori e mercati perché ad esempio meno zuccherine e aromatiche. L’innovazione varietale può svolgere un ruolo molto importante nel rilancio di questo prodotto. I principali elementi sui quali la ricerca sta lavorando sono: l’elevata pezzatura e consistenza del frutto, il sapore dolce ed aromatico, il colore intenso ed esteso, la produttività elevata e costante, la rusticità della pianta e la resistenza alle principali avversità e fisiopatie".

Questi i binari che tutto il comparto peschicolo nazionale dovrebbe seguire, sforzandosi poi di imboccare un processo di aggregazione. Ismea ricorda come "negli ultimi anni, il settore è stato oggetto di importanti cambiamenti e la riduzione del potenziale produttivo è stata accompagnata dalla riconversione varietale che ha portato alla diffusione delle varietà piatte, che ha permesso di rivitalizzare il consumo di un prodotto maturo, dal punto di vista del ciclo del prodotto".



Un'altra importante innovazione di natura prettamente tecnico-agronomica - annota l'istituto - riguarda l’introduzione di pesche e nettarine a “basso fabbisogno in freddo”, che hanno consentito l’espansione della peschicoltura ad aree caratterizzate da climi più caldi e hanno permesso di anticipare l’epoca di maturazione e raccolta dei frutti.

C'è poi uno scoglio da affrontare. Quello della segmentazione del prodotto nei punti vendita. Il consumatore andrebbe aiutato nella scelta in base alle specifiche tipologie organolettiche e gustative dei frutti: ad esempio polpa dolce o subacida, polpa equilibrata, polpa acidula, polpa rossa. Perché far questo? "Per ridurre la quota di consumatori insoddisfatti in fase post-vendita", rimarca Ismea. "È indubbio che il consumatore acquista scegliendo con gli occhi ma è altrettanto vero che reitera l’acquisto se soddisfatto a livello gustativo; quindi il sapore e l’aromaticità dei frutti devono essere considerati come un prerequisito per tutte le nuove varietà che si intende introdurre nel panorama varietale esistente - conclude il report - che di per sé è già troppo ampio".

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