Pere, il colpo di fuoco fa sempre più paura

La malattia avanza in Emilia-Romagna. «Primi problemi anche sull'Abate»

Pere, il colpo di fuoco fa sempre più paura
Cimice asiatica, maculatura bruna ed alternaria non bastavano a complicare la situazione produttiva del comparto pericolo dell’Emilia-Romagna, in cerca di rilancio con il progetto sulle pere Igp del Cso Italy. L’annata 2020, particolarmente umida, ha infatti lasciato sulle spalle dei produttori il grave ritorno del colpo di fuoco batterico, malattia che molte aziende di Bologna, Ferrara, Modena e Ravenna stanno ampiamente notando in queste settimane di potature.

“La situazione attuale è abbastanza drammatica, ma almeno stiamo vedendo che non è generalizzata in tutte le imprese. Nei pereti in cui è presente, però, il colpo di fuoco batterico sta purtroppo diventando un problema serio. Per una ragione: non c’è una soluzione chimica risolutiva”, testimonia a Italiafruit News Claudio Balboni, consulente tecnico che segue una sessantina di aziende sparse nelle principali province pericole dell’Emilia-Romagna.

L’unica cosa che possono fare i produttori di pere è tagliare i rami malati, stando attenti a disinfettare le forbici, per poi portarli fuori dal frutteto. “Per alleggerire la problematica, la potatura di queste settimane diventa fondamentale. Bisogna sanificare il più possibile gli impianti. L’asportazione manuale delle parti danneggiate, infatti, consente di limitare l’ulteriore sviluppo della malattia”, precisa Balboni.

Che aggiunge: “Ad oggi non ci sono agrofarmaci efficaci contro il colpo di fuoco batterico. Possono dare una mano a contenere le infezioni solo due formulati bio a base di bicarbonato di potassio, registrati ed impiegabili contro la ticchiolatura. Essendo un sale che lavora in ambiente alcalino, il bicarbonato di potassio formulato può infatti essere utile per asciugare le ferite”. 


Abate Fetel 

Le varietà di pero più colpite dal colpo di fuoco batterico sono tre: Santa Maria, in primis, e William bianco e William rosso in seconda battuta. I casi più gravi si registrano nelle campagne del Bolognese, dove alcuni agricoltori stanno effettuando tagli importanti di rami e, addirittura, c'è chi sta asportando interi appezzamenti. Roberto Tusarelli, produttore del Bolognese, aderente al Consorzio Agribologna, conferma che la situazione è “drammatica”: “Stiamo portando avanti le operazioni di potatura e purtroppo notiamo grossi problemi. Abbiamo già tolto parecchie piante”. 

In merito alle varietà colpite, Balboni avverte però che “qualche produttore ferrarese sta iniziando a riscontrare segni evidenti della malattia anche negli impianti di Abate Fetel”, un aspetto che fa preoccupare in vista della prossima primavera. 

Piove sul bagnato, dunque, per il comparto pericolo emiliano-romagnolo, già gravemente debilitato dai danni della maculatura bruna e della cimice asiatica. “Gli espianti di pere hanno riguardato superfici molto importanti sia nel 2019 che nel 2020. Noi addetti ai lavori siamo tutti molti preoccupati, soprattutto perché con la virulenza della maculatura non si scherza: l'Abate Fetel, andando avanti così, rischia l’estinzione".

Ecco perché - secondo Balboni - si deve tornare ai modelli di pereto di una volta, e quindi meno intensivi, caratterizzati da densità per ettaro più basse in modo da avere piante più vigorose e più resistenti tanto agli stress ambientali quanto alle malattie. Inoltre, si dovrebbe porre particolare attenzione alla distribuzione dei trattamenti: “Noto alcune aziende - conclude - che non bagnano la pianta in modo uniforme, aggravando ulteriormente la situazione”.

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