Frutta, il Trentino è sempre più sostenibile

Dalle api alle oasi bio, dalle emissioni ai fitofarmaci. Apot: ora nuovi obiettivi

Frutta, il Trentino è sempre più sostenibile
Il Trentino continua ad essere uno dei territori d'Italia più virtuosi nel rispetto dell’ambiente e della comunità. E' quanto confermano i dati del nuovo "Bilancio di Sostenibilità", strumento chiave per la programmazione economica, sociale ed ambientale dell'intero territorio. Il lavoro, dal punto di vista dell’analisi statistica e della comunicazione, dal 2016 è diretto da Roberto Della Casa, docente universitario ed esperto di agroeconomia.

Dopo tre anni dalla prima edizione, pubblicata nel 2017, il nuovo rapporto è stata presentato ieri in anteprima dall'Apot (Associazione produttori ortofrutticoli trentini) e sarà illustrato nei dettagli giovedì 18 febbraio nell'ambito del convegno "Economia e paesaggio, da contrapposizione e simbiosi". Un evento di rilievo internazionale che vedrà la presenza dell'archistar Stefano Boeri, di Stephan Weist, presidente Freshfel Europe; Kristian Moeller, Ceo GlobalGap; Celine Keidel, responsabile della Farm to Fork della Commissione Europea; Stefano Vaccari, direttore generale del Crea; Giuseppe Blasi, capo dipartimento delle politiche europee e internazionale e dello sviluppo rurale presso il Mipaaf e dell'onorevole Herbert Dorfmann, membro del parlamento europeo e correlatore per la strategia Farm to Fork.



Molti i cluster analizzati dal nuovo Bilancio di Sostenibilità, come la qualità del suolo e delle acque, l’impronta carbonica, il ricorso ormai totale a fonti di energia rinnovabile, i risultati nel settore del biologico con la concentrazione in grandi oasi biologiche, la biodiversità, l’introduzione delle varietà resistenti, l’apicoltura, la riduzione delle emissioni e dei fitofarmaci, il legame con il turismo, la situazione occupazionale.

"Nel 2016, quando abbiamo iniziato il progetto Trentino Frutticolo Sostenibile, che ha dato vita al Bilancio di Sostenibilità, c'erano anche delle perplessità sul territorio, in quanto non si sapeva bene se la strada fosse giusta - ha precisato in apertura dei lavori il presidente di Apot, Ennio Magnani - Oggi possiamo dire di aver anticipato la strada del verde e della sostenibilità che l'Europa e l’Italia, negli ultimi tempi, hanno intrapreso. Per i produttori la questione centrale non è più produrre, ma farlo in una maniera sostenibile. E sono convinto che la sostenibilità possa essere un valore aggiunto per le nostre produzioni”.



Ad Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot (nella foto sopra), il compito di presentare alcune anticipazioni sui “numeri” della seconda edizione del Bilancio di Sostenibilità del sistema ortofrutticolo trentino. Un sistema coeso che, dal punto di vista socioeconomico, rappresenta: 6.487 aziende associate, 10.700 ettari, 30.916 appezzamenti (1,6 ettari la dimensione media), 1.703 lavoratori e oltre 375 milioni euro di euro generati all’anno.

Emissioni di Co2 ed energie rinnovabili
“Uno degli aspetti più importanti riguardanti la sostenibilità è la cosiddetta impronta carbonica, cioè i grammi di Co2 che vengono consumati/prodotti per la produzione di una unità di prodotto - ha sottolineato - Dal 2012 ad oggi, l’impatto delle mele in termini carbonici è passato da 220 a 150 grammi per chilo di prodotto, una riduzione consistente che deriva da un cambio del profilo di alcuni prodotti fitosanitari usati nel processo produttivo e, soprattutto, dal ricorso ormai totale a fonti di energia rinnovabile per la produzione e l’uso di corrente elettrica”.



La conservazione delle mele in ambiente ipogeo, in particolare, resta uno degli esempi più virtuosi al mondo. Il quale, come ha spiegato Dalpiaz, “garantisce fino al 30% di risparmio energetico annuo rispetto alle celle tradizionali”.




Apicoltura
La frutticoltura trentina vanta poi una profonda relazione con l’apicoltura. Non a caso, infatti, il numero di apicoltori nella provincia di Trento è passato da circa 1.500 del 2018 a quasi 2.400 di oggi. Nello stesso periodo, il numero di arnie è cresciuto da 25mila a 35mila. Questi dati dimostrano quanto il sistema produttivo trentino sia strutturalmente idoneo a una proficua simbiosi con le api, che sono un indicatore privilegiato di sostenibilità ambientale e un alleato fondamentale per la qualità dei frutti e per la sostenibilità economica.



Biologico e varietà resistenti
Il direttore di Apot ha tenuto poi a sottolineare la forte crescita delle superfici dedicate alla frutticoltura biologica, le quali sono aumentate dai 360 ettari del 2014 (164 di Apot) ai 1.071 ettari del 2019 (615 di Apot). "Oggi vi sono cinque oasi biologiche dove c'è un grande concentrazione di tecnica biologica", ha sottolineato. Una forte crescita - dai 10 ettari del 2014 ai 154 del 2019 - si registra anche per le superfici coltivate con varietà resistenti ad alcune delle principali patologie del melo. Cultivar che, di conseguenza, richiedono molti meno trattamenti. “Posizionati in aree dove c’è maggiore frequenza di abitanti e/o di transito di automobili, gli impianti di varietà resistenti riducono o mitigano il tema della deriva in maniera importante. Questo percorso proseguirà con nuovi obiettivi che renderemo pubblici giovedì prossimo”, ha specificato Dalpiaz.




Fitofarmaci, qualità del suolo e salubrità
Passi in avanti importanti, poi, si stanno facendo nel campo dell’uso dei prodotti per la difesa delle piante. “Se nel 2012 in Trentino impiegavamo 50 chili per ettaro di principi attivi, oggi siamo a 38 chili per ettaro. Negli ultimi anni è migliorata anche la qualità biologica dei suoli, con risultati che collocano il nostro sistema produttivo ad un livello altissimo. L’indice della vitalità del suolo si è attestato infatti a 137/160esimi nel 2019”. Degni di nota anche i risultati sui controlli svolti sulle mele nel triennio 2017-2019. I quali hanno evidenziato la conformità del 99,1% dei campioni in post raccolta. Su 719mila determinazioni realizzate, inoltre, il 99,9% dei campioni non presentava residui o aveva residui inferiori ai limiti di legge.

“Questo bilancio - ha concluso Dalpiaz - fa vedere la serietà del sistema. Lavoriamo così da trent’anni, ma occorre rendere pubblici programmi, obiettivi, intenti, che ormai rappresentano una componente indissolubile del nostro modo di lavorare”.




La parola è passata poi a Roberto Della Casa, presidente di Agroter Group, che ha evidenziato l’importante apporto della frutticoltura trentina sul sistema economico (indotto diretto e indiretto), ambientale e sociale del territorio, così come la vasta portata del progetto Trentino Frutticolo Sostenibile.

Stefano Boeri ospite d’eccezione del convegno Apot di giovedì 18 febbraio
“Il nostro progetto raggiunge ben 10 dei 17 obiettivi indicati nell’Agenda 2030 dell’Onu sulla sostenibilità. Si tratta quindi di un programma che non è soltanto in linea con gli ambiti territoriali e locali, ma che ha anche una portata globale”, ha rimarcato Della Casa prima di presentare il convegno del 18 prossimo febbraio, che vedrà la partecipazione di Stefano Boeri, architetto e urbanista che ha ideato del Bosco Verticale di Milano, il primo prototipo di edificio residenziale sostenibile con facciate ricoperte da 800 alberi e oltre 20mila piante. “Personalmente non ho mai capito - ha sottolineato l'esperto - perché un vigneto valorizza il paesaggio, mentre per il meleto non è ancora così. Abbiamo quindi chiesto l’aiuto di Boeri per analizzare come possiamo qualificare il paesaggio trentino attraverso la melicoltura: la sfida di far capire la bellezza della frutticoltura potrà, a mio avviso, aiutare a far comprendere la sua sostenibilità”.

Per questioni contingenti, l’evento (aperto a tutti previa registrazione al sito dedicato www.apot-digitaltalk.it) è organizzato in formula inedita, un digital talk di livello internazionale, trasmesso in diretta streaming dal Muse (Museo delle Scienze di Trento) alle ore 10.30.

Stefano Boeri

A concludere i lavori è stato Roberto Simoni, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, che ha voluto evidenziare la capacità di risposta al Covid-19 del mondo cooperativo agricolo locale. “Guardiamo al futuro con grande speranza e la consapevolezza che il sistema frutticolo trentino dà grandi benefici non solo economici, per gli addetti al settore, ma anche a tutto l’indotto trentino”.

“È un momento importante - ha concluso - perché si inserisce in un contesto di elevata sensibilità da parte dell’opinione pubblica sul tema della sostenibilità. Posso dire con orgoglio che il Trentino non parte adesso, ma lo ha fatto già molti anni fa. Adesso ne raccogliamo i frutti, a vantaggio della nostra comunità e in generale della più vasta comunità di consumatori, ospiti e chi a vario titolo viene in contatto con noi da tutto il mondo”.
 
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