Patate, la marginalità si perde lungo la filiera

Gli aspetti su cui lavorare per incrementare il valore del prodotto

Patate, la marginalità si perde lungo la filiera
Un'annata favorevole ma che non ha portato risultati altrettanto positivi agli agricoltori, facendo emergere anche per le patate il problema della scarsa aggregazione. Una forte spinta all'innovazione e alla sostenibilità, ma minata dalla scarsa marginalità che offre la coltura. Nella nostra diretta di ieri dedicata al settore pataticolo abbiamo messo a confronto l'intera filiera, dalla produzione alla distribuzione passando per i mezzi tecnici.

Lo scorso anno, di questi tempi, gli italiani si fiondavano sulle patate, facendo scorte di prodotto. Gli acquisti sono schizzati alle stelle ma, come ha ricordato il direttore commerciale del Gruppo Romagnoli, Roberto Chiesa, l'effetto è durato poco più di un mese. In molti confidavano che la sostenuta richiesta di prodotto, con il prodotto stoccato venduto velocemente, avrebbe creato condizioni soddisfacenti nei mesi a venire. "Ma così non è stato - ha detto Chiesa - Non sono molto soddisfatti del 2020, mi aspettavo un regime dei prezzi diverso. Attualmente abbiamo quotazioni all'ingrosso inferiori mediamente del 20% rispetto allo scorso anno e al periodo pre Covid. Nonostante il picco dei consumi i prezzi all'ingrosso non sono cambiati".

E le difficoltà della produzione, secondo il manager del Gruppo Romagnoli, si vedono tutte nei numeri del settore pataticolo. "La superficie investita negli ultimi dieci anni è passata da 70.000 a 47.000 ettari: abbiamo perso il 34%: il mondo della produzione è in grande sofferenza, la patata è un'orticola di pieno campo, costosa, che ha sempre vissuto in una logica di prezzo rigido - ha evidenziato Chiesa - Nel 2020, però, l'alto di gamma è cresciuto più del mercato generale e l'alta qualità può dare grandi soddisfazioni. Sul fronte della sostenibilità mi pare che l'attenzione all'ambiente ci sia, l'attenzione alle buone pratiche colturali pure, ma manca fortissimamente la sostenibilità economica: il margine non è egualmente distribuito lungo la filiera e questo ha portato alla perdita di superfici del mercato italiano".



Di giusta remunerazione di tutti gli attori che lavorano nella filiera pataticola ha parlato anche Andrea Bosi, country manager di Cedax, società specializzata nel post-raccolta e che commercializza Biox M, trattamento a base di olio essenziale di menta con azione antigerminativa su patate e cipolle. "La sostenibilità è ormai usata in tutte le salse, è un claim di tendenza, ma deve essere riempita di concretezza per andare a remunerare tutto ciò che c'è dietro al prodotto - ha rimarcato il manager - Auspico un'aggregazione a livello nazionale tra i principali player della filiera pataticola, proprio perché le sfide da affrontare sono molteplici. Per avere un prodotto sicuro e sostenibile un agricoltore deve investire e questi investimenti debbono essere remunerati. Il nostro gruppo ha anticipato le tendenze quando nel 2009 ha lanciato sul mercato Biox M: siamo riusciti a offrire un prodotto 100% naturale sul post-raccolta delle patate. Per il futuro contiamo di arrivare nell'arco di pochi anni a un prodotto simile all'olio di menta, ma utilizzando tecnologie che permetteranno di abbattere il costo di acquisto del 30-40%".

Sul fronte distributivo è intervenuto Alessandro Petrelli, buyer di Coop Italia. "Nei primi mesi dell'anno le patate si stanno consumando meno, ma il prodotto può avere un'annata di soddisfazioni - ha osservato - Abbiamo sì registrato una diminuzione delle quantità vendute, ma un incremento per il prodotto a marchio, riconoscibile, al quale il consumatore si avvicina. Dobbiamo rendere la patata seduttiva, perché una produzione qualificata porta a un prodotto qualificato e in termini economici una remunerazione a chi produce e una soddisfazione al consumatore. La produzione fine a se stessa non paga più, bisogna lavorare su riconoscibilità, aspetti organolettici, racconto del prodotto e segmentazione".

E proprio la segmentazione, come ha sottolineato Roberto Della Casa, può essere la chiave per stimolare i consumi. "La segmentazione dell'offerta diventa uno degli elementi base per incrementare i consumi, gli italiani trascorrono più tempo a casa e in cucina: questa condizione va sfruttata per offrire prodotti di valore e recuperare competitività sul piano dei prezzi".

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