L'ortofrutta ai confini dell'Italia

A Lampedusa l’esperienza della cooperativa AgricoLaMpidusa, che si occupa di recupero sociale

L'ortofrutta ai confini dell'Italia
Dopo anni di terreni abbandonati, a Lampedusa torna l’agricoltura grazie alla cooperativa AgricoLaMpidusa. Nell’isola più a sud d’Italia la produzione interna di frutta e verdura era fino ad oggi pressochè inesistente e i prodotti arrivavano dalla vicina Sicilia ma adesso qualcosa sta cambiando. Da un’idea dell’associazione Terra! e con il sostegno di Fondazione Con il Sud e Open Society Foundations, a marzo 2020 è nata AgricoLaMpidusa, un progetto di rilancio dell’agricoltura locale, di recupero sociale e ambientale: ortaggi, legumi e verdure sono coltivati con un approccio ecologico, attento ai cicli naturali e alla rigenerazione del suolo.



“Essendo nati nel bel mezzo della pandemia, inizialmente ci siamo dedicati solo alle attività amministrative e burocratiche – spiega Daniele Caucci, responsabile della struttura – in seguito abbiamo recuperato un terreno agricolo abbandonato. Si tratta del terreno di contrada Imbriacola (in foto sopra) messo a disposizione dalla famiglia Tonnicchi in omaggio a Pasquale Tonnicchi, uno degli ultimi agricoltori della famiglia e dell’intera isola”.
E specifica: “Sull’isola la produzione agricola è inesistente o solo a livello familiare. Per questo siamo tornati a produrre ortaggi, impegnandoci allo stesso tempo per un recupero ambientale ma anche sociale: siamo una cooperativa e ci occupiamo dell’inserimento delle persone disabili del centro diurno di Lampedusa”.



Nonostante non sia facile coltivare in una zona pre-desertica, i lavori della cooperativa sono andati avanti anche con la costruzione di un impianto di irrigazione a goccia. Grazie al coinvolgimento di un agronomo e alla formazione del personale, oggi AgricoLaMpidusa può contare su 34 varietà seminate tra cui finocchi, cavoli, spinaci, rucola, insalata, ravanelli, cappero e qualche vitigno.
I prodotti sono distribuiti in cassette alle famiglie dell’isola che ne fanno richiesta o tramite la vendita diretta in due punti vendita del territorio.
La cooperativa sta effettuando in questi giorni le sue prime vendite e, a detta del responsabile Cacucci “la comunità ci ha accolto bene e il riscontro è positivo”.



Ecologica, solidale, sostenibile ed etica sono le parole usate dalla cooperativa per descriversi. Sotto lo stesso progetto si uniscono infatti il rilancio dell’agricoltura locale, la lotta al cambiamento climatico attraverso l’agroecologia, l’inclusione di giovani a rischio esodo, persone con fragilità e il coinvolgimento della comunità intorno alle sue tradizioni agricole e alimentari.
“Il nostro cibo – si legge sul sito della cooperativa - racconta la resilienza di questa terra di frontiera, la capacità di collaborare del suo popolo e il ruolo che l’agricoltura ecologica può avere nel ridisegnare un modello di economia circolare”.

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