Angurie precoci, danni a macchia di leopardo nel Nord

Aguzzi: «Problemi di morìa tra Sermide e Felonica, nel Basso Ferrarese e nel Bolognese»

Angurie precoci, danni a macchia di leopardo nel Nord
Alcuni produttori di angurie del Nord Italia registrano danni importanti alle coltivazioni in tunnellino dopo le gelate della scorsa settimana. Tra questi c'è l’imprenditore Mauro Aguzzi che, oltre a coltivare cucurbitacee nel Basso Mantovano, presiede il Consorzio del Melone Mantovano Igp. 

"Nel Basso Mantovano, come anche in altre aree del Basso Ferrarese e del Bolognese, sono state raggiunte temperature minime notturne comprese tra meno 4 e meno 7 gradi centigradi - dichiara Aguzzi a Italiafruit News - Le angurie precoci sotto tunnellino, e non protette da tessuto non tessuto, ne hanno risentito: sono morte, secondo il produttore, almeno quattromila piante solo nel comune di Sermide e Felonica. Mentre per i meloni non si riscontrano problemi di moria, essendo meno sensibili al freddo".


Temperature minima di -6,9°, rilevata la scorsa settimana da un produttore di angurie di San Pietro in Casale (Bologna)

Nei propri terreni di Sermide, Aguzzi ha perso circa un terzo delle proprie coltivazioni sotto tunnellino di angurie, trapiantate verso metà marzo. La produzione persa (circa 500 piante) sarà rimpiazzata con nuove piantine nei prossimi giorni, non appena ci sarà un po’ di sole.

“Alcune delle piante morte presentavano bracci lunghi più di 30 centimetri. Ora dovremo rimettere in produzione piantine piccole che sono indietro di 15-20 giorni. L’impatto del gelo andrà così ad influire sulla stagione di raccolta, che partirà verso il 20-25 giugno”. 


Danni presso gli impianti di Mauro Aguzzi 

“Nelle prime settimane di raccolta - conclude - i volumi disponibili di angurie saranno un po’ più bassi rispetto alle nostre previsioni iniziali. Tra giugno e luglio, al tempo stesso, ci toccherà affrontare il problema della disomogeneità dei frutti all’interno degli impianti. Che, sicuramente, determinerà un allungamento dei tempi di stacco e quindi un aggravio dei costi”.

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