Marginalità, la benzina della filiera

Produttori e professionisti a confronto: «L’ortofrutta impari dai processi industriali»

Marginalità, la benzina della filiera
Più che una parola magica una necessità. Dal calcolo della marginalità si possono costruire strategie per far crescere l'ortofrutta: con professionalità, digitalizzazione e tecnologie il sistema può affrontare le nuove sfide del mercato. E’ questo, in sintesi, il messaggio veicolato dal talkshow “Controllo della marginalità, leva per competere” organizzato ieri da Formula Impresoft in collaborazione con Italiafruit News.



“Parlare di marginalità in ortofrutta è un’incognita perché, a differenza dei processi industriali basati su dati certi e non modificabili, il nostro settore dipende da parametri dinamici, come le caratteristiche dei singoli prodotti e il clima – ha spiegato Roberto Della Casa, docente dell’Università di Bologna e direttore scientifico del Monitor Ortofrutta di Agroter, intervenuto al talk show - La costruzione del margine di guadagno reale del produttore è qualcosa di estremamente complesso e necessita strumenti di controllo precisi e comprensibili. Capire la reddittività di ogni singola vendita sia per Gdo che per i produttori è l’attività più difficile per la gestione aziendale: per questo vanno utilizzati strumenti gestionali per identificare le migliori soluzioni applicabili”.
E ha continuato: “Purtroppo tra agricoltura e industria c’è un abisso perché in industria c’è una cultura, che non c’è nel mondo agricolo. I consumatori non sanno cosa significa passare da un prodotto sfuso a uno confezionato, che cosa significa l’industria di quarta gamma che fa confezioni personalizzate per ogni distributore e referenza. Guardiamo invece all’industria: per la vendita del pollo basta un’unica confezione, in cui a cambiare è solo l’etichetta diversa; si tratta di cultura gestionale”.

Per poter controllare la marginalità nel settore ortofrutticolo servono però strumenti ad hoc, come Star4, la soluzione per il settore ortofrutticolo sviluppata da Formula Impresoft.
“Il nostro gestionale ortofrutta – ha detto Andrea Patrignani, consultant aziendale - rappresenta una delle soluzioni più complete per il settore e tutti i processi (gestione del catasto colturale, trasporti, imballi, ordini clienti) sono collegati ad una gestione dei costi extra contabili che ci permette di realizzare ricavo netto in modo puntuale e tempestivo. Il processo di liquidazione non è pilotato da decisioni di pancia ma ci sono precisi numeri a supporto. Altra caratteristica fondamentale del nostro software è la tracciabilità, del tutto mancante in un sistema di contabilità ordinaria”.
“E considerato che le aziende non sono una uguale all’altra - ha aggiunto Daniele Morigi, responsabile BU Ortofrutta, Formula Impresoft - abbiamo dotato i nostri strumenti di un ampio spettro di personalizzazione”.



Fondamentale anche capire se il mondo produttivo è pronto ad affrontare questi cambiamenti tecnologici. “Da produttori la prima problematica a cui si va incontro non dipende da prezzo di vendita ma dalla stima dei chilogrammi prodotti – ha sottolineato Paolo Ficili, presidente della cooperativa Donnalucata – Per esempio oggi tutti dovrebbero cercare di lavorare con le serre riscaldate, perché con queste strutture cambia totalmente la marginalità che ci prefissiamo. Se nelle serre tradizionali abbiamo una grande difficoltà nello stimare i kg dei prodotti, nelle serre a temperatura controllata è più facile e le stime variano al massimo del 20%. E' necessario avere un’azienda strutturata in un certo modo ed è fondamentale evidenziare la tracciabilità quando si collabora con la Gdo.”.

Un piccolo margine fa la differenza in produzione e, come ha sostenuto Luciana Botticelli, amministratore dell’omonima società cooperativa di Sezze (Latina): “Fare previsioni con un software come quelli realizzati da Formula Impresoft ci aiuta ad essere più precisi e gestire costi di produzione di campagna, magazzino, casse, pedane. Inoltre, avendo tutti i dati a portata di mano, rimane più semplice fare una liquidazione finale al minimo dettaglio”.

Dello stesso parere anche Luca Peppe, presidente della cooperativa AgriPeppe di Fondi (Latina) che ha aggiunto: “La marginalità è la benzina che diamo al sistema e, allo stesso tempo anche a noi per creare progetti avvincenti per la Gdo. Abbiamo bisogno di strumenti che ci possano aiutare anche se l’esperienza rimane un aspetto importante, che ci aiuta a gestire i momenti di difficoltà”.

“Innalzare l’asticella del settore ci porta a un confronto omogeneo tra le parti e sul prodotto – ha precisato Giampaolo Ferri, responsabile acquisti ortofrutta Coop Alleanza 3.0 - Per esempio durante la pandemia e anche ora il confezionato ha accelerato le sue vendite: tutti sappiamo che il confezionamento costa di più ma dobbiamo conoscere bene i vari passaggi dei costi perché diventerà una variabilità fondamentale. Anche il passaggio alla sostenibilità sarà rilevante: per questo è importante avere di fronte un’azienda tecnologicamente sviluppata e che, soprattutto, abbia fatto un salto culturale aziendale. Per noi della Gdo è fondamentale sapere di poter collaborare con un’azienda del genere”.



“Ora la vera frontiera per il nostro settore – ha concluso Della Casa - è capire cosa comporta dal punto di vista dei costi aziendali la modifica del processo aziendale. Per capire la marginalità servono strumenti sofisticati che permettono di avere informazioni da generalizzare, perché clienti e prodotti sono tanti e non possono essere controllati solo da mente umana. Oggi gli strumenti informatici servono a monte e non solo a valle quindi anche ai produttori: è l’unico modo per rendere il settore profittevole”.

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